A San Mauro Castelverde c’è un piccolo complesso rurale abitato, estate e inverno, da sei persone. Un pugno di case tra frassini e uliveti secolari affacciato sulla valle del Pollina. Tra i residenti c’è anche un giovane di 25 anni che ha deciso di non andare via
di Giulio Giallombardo

Una vita a dorso di mulo, scandita da albe e tramonti. Sotto i colpi delle gelate invernali o avvolti dalla calura dell’estate, seguendo i cicli delle stagioni. Sulle Madonie c’è ancora chi vive così: due famiglie che resistono allo scorrere dei secoli e abitano in un minuscolo complesso rurale a due passi da San Mauro Castelverde. Soltanto sei persone vivono, estate e inverno, a Borgo Malìa, un pugno di case tra frassini e uliveti secolari, affacciato sulla valle del Pollina.

Si raggiunge da una stradina vicino alla provinciale, dove passava la regia trazzera che collegava San Mauro a Gangi. Uno stretto acciottolato conduce davanti a un grande frassino secolare, che si specchia in un antico bevaio. Un albero monumentale che ha più di 400 anni, tra i più longevi delle Madonie. Lì si affacciano le case baronali di Borgo Malìa, quasi tutte vuote tranne quelle dove vivono le due famiglie residenti. Poi, qualcun’altra si rianima solo in certi periodi dell’anno, soprattutto in autunno per la raccolta delle olive.

Seppur evochi suggestioni magiche e misteriose, le origini del nome derivano dall’antica denominazione della pianta del frassino, come ha suggerito il botanico e docente universitario Pietro Mazzola, originario di Castelbuono. Così racconta Paolo Polizzotto, memoria storica del luogo, 84enne cresciuto a Malìa, che ha terminato da poco un libro dedicato a questo piccolo borgo. “Nel 1947 lì vivevano cento persone adesso sono rimasti in sei – dice Polizzotto alle Vie dei Tesori – . Ho ricordi molto belli di quel posto, la sera ballavamo in piazza, poi da ragazzino andavo a piedi a scuola in una borgata vicina e con i miei compagni ne combinavamo di tutti i colori”.
Ma a Malìa ci sono stati anche momenti difficili, tra storie di brigantaggio e episodi di violenza al centro di faide familiari. “Nell’immediato dopoguerra – racconta Polizzotto, oggi pensionato, con un passato da vicesindaco di San Mauro e di Pollina – m’imbattei in un famosissimo latitante mentre tornavo da scuola, poi ricordo quando vennero i carabinieri e circondarono tutto il borgo alla ricerca di un altro criminale. Tutti noi in quegli anni subimmo le conseguenze di una guerra tra famiglie, ma per fortuna durò poco. Risolte le contese, la vita nel borgo tornò tranquilla come era prima”.

Malìa si trova lungo la mitica “via del grano” narrata da Cicerone nelle Verrine che dal centro della Sicilia raggiungeva l’antica Alesa Arconidea, l’odierna Tusa. Era uno dei 24 feudi di San Mauro e apparteneva a un barone discendente della famiglia Speciale, originaria di Nicosia. “Nel 1930 – racconta ancora Polizzotto – si dice che il barone perse il suo feudo in una notte giocandoselo a carte, come spesso capitava a esponenti della nobiltà, che così dilapidarono il loro patrimonio”.

Oggi Malìa è un borgo che sta scomparendo, se non fosse per le due famiglie che ancora lo abitano. Tra loro c’è anche Rosario Vecchio, un ragazzo di 25 anni che ha deciso di restare, lavorando come cameriere in un ristorante di San Mauro. “A Malìa si sta una meraviglia – dice Rosario – è un posto tranquillo di una bellezza unica, in mezzo alla natura, senza inquinamento. Un luogo con cui ho un legame unico”. Rosario è il più giovane di una famiglia di allevatori e contadini, che vivono lavorando la terra, muovendosi ancora a dorso di mulo, tra mucche, pecore e galline. Un esempio in controtendenza, mentre tutti i piccoli centri dell’entroterra siciliano, Madonie in testa, vanno incontro a uno spopolamento inesorabile.
“Spesso giriamo il mondo per cercare le culture identitarie, i luoghi meno condizionati dalla società moderna, cerchiamo i cosiddetti nativi dei territori e poi non conosciamo quei borghi come Malìa”, dice Giovanni Nicolosi, che da anni si occupa di turismo naturalistico, sostenibile ed esperienziale a San Mauro e sulle Madonie. “È un luogo unico in cui il tempo si è fermato”.