Via libera al progetto di recupero della miniera Bosco-San Cataldo

L’intervento consentirà di smaltire l’ammasso di salgemma presente nell’area, da anni fonte di inquinamento, impiegando il minerale come prodotto contro il gelo nelle strade. Sarà realizzato un campo fotovoltaico e piantati nuovi alberi

di Redazione

Miniera Bosco-San Cataldo

Un intervento mirato per risanare l’ambiente e restituire valore alla miniera Bosco-San Cataldo, nel Nisseno. La Regione Siciliana, attraverso il dipartimento dell’Energia, ha dato il via libera alla proposta di progetto di finanza da 10 milioni di euro che consentirà di riqualificare il sito minerario dismesso dal 1989.

La miniera tra le campagne del Nisseno

L’intervento, secondo il progetto di finanza presentato dalla società Gmri srl, – fanno sapere dalla Regione – consentirà di smaltire l’ammasso di salgemma presente nell’area, da anni fonte di inquinamento, impiegando il minerale come prodotto contro il gelo nelle strade. Una soluzione che potrà creare anche nuova occupazione: 15-20 unità di personale impiegate direttamente e un’altra trentina nell’indotto. Tra i benefici economici – sottolineano ancora dalla Regione – previsti un incremento del gettito fiscale, investimenti per oltre 10 milioni di euro a carico del privato e il versamento alla Regione del canone di produzione mineraria. Sul fronte ambientale, contemplati la sistemazione idrogeologica dell’area, la realizzazione di un campo fotovoltaico e la piantumazione di essenze arboree resistenti ai terreni salini.

Il privato ha presentato il progetto di fattibilità nel 2021, dopo essere stato autorizzato a svolgere studi specifici nel sito. Arrivata, con la richiesta di alcune integrazioni, la valutazione favorevole del Nucleo tecnico per la finanza di progetto della Regione, a settembre 2022 il dipartimento dell’Energia ha chiesto al proponente di elaborare la versione definitiva del progetto con le indicazioni ricevute. Contestualmente, è stato sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Enea per il supporto tecnico-scientifico all’iniziativa, mentre il dipartimento regionale Acque e rifiuti ha dato il via alle procedure per avviare la bonifica dell’amianto presente in alcune porzioni limitrofe all’area, propedeutiche alla realizzazione dell’intervento.

Uno degli edifici abbandonati del complesso minerario

Il definitivo progetto di fattibilità – si legge in una nota della Regione – sarà quindi posto a base di una gara ad evidenza pubblica per l’affidamento della concessione. La società Gmri srl, in qualità di promotore, potrà partecipare con diritto di prelazione, così come prevede la normativa.

“Nella logica dell’economia circolare, spinta anche dall’Unione europea – sottolinea il governatore Renato Schifani – questa iniziativa rappresenta un modello virtuoso di partenariato pubblico-privato che non solo eliminerà fonti inquinanti, ma costituirà un’occasione di sviluppo economico che ha anche un valore simbolico, ancor di più a ridosso della ricorrenza della Giornata in memoria delle vittime nelle miniere, il 12 novembre, istituita dal precedente governo regionale”.

“Abbiamo individuato la soluzione a un problema trentennale – sottolinea il direttore generale del dipartimento regionale dell’Energia, Antonio Martini – grazie a una concezione moderna e innovativa, che non comporterà alcuna spesa per la Regione, anzi le garantirà nuovi introiti, e darà al territorio risposte attese da lungo tempo”.

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