Al via una campagna avviata dalla Soprintendenza del Mare, in collaborazione con la Rpm Nautical Foundation per approfondire gli studi sui reperti individuati e recuperati in questi anni nel corso delle campagne di ricerca
di Redazione

Una campagna di studio e documentazione per i rostri della Battaglia delle Egadi, epico scontro tra romani e cartaginesi nel Mediterraneo. È la missione avviata dalla Soprintendenza del Mare e la Rpm Nautical Foundation. Il progetto, frutto della collaborazione tra la Regione e la società di ricerca statunitense, prevede lo studio, la documentazione fotografica e la scansione con laser scanner dei rostri individuati e recuperati in questi anni nel corso delle campagne effettuate nei fondali delle Egadi con la nave da ricerca Hercules della Rpm Nautical Foundation, la Global Underwater Explorers e la Sdss, The Society for the documentation of submerged sites.

Le operazioni sono in corso di svolgimento nelle sedi della Soprintendenza del Mare (Arsenale della Marina Regia e Istituto Roosevelt di Palermo), del Museo Pepoli di Trapani e dello Stabilimento Florio di Favignana. “Si tratta di un momento di importante approfondimento scientifico – sottolinea l’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà – nel segno della collaborazione internazionale con importanti centri di ricerca. I risultati della missione ci consentiranno di acquisire un patrimonio di informazioni dettagliate e approfondite sui rostri ritrovati al largo delle Egadi. Un contributo importante per la conoscenza di un episodio storico che ha condizionato significativamente il corso della storia”.

Il team è composto dagli archeologi, dai subacquei, dai restauratori e dai fotografi della Soprintendenza del Mare, coordinati dal soprintendente Ferdinando Maurici e da William Murray dell’University of South Florida, Peter Campbell della Cranfield University, Stephen DeCasien della Texas A&M University, e da Konstantinos Raptis dell’University of Athens.

Per il soprintendente del Mare, Maurici “si tratta di un’ulteriore tappa del grande lavoro avviato dall’indimenticabile Sebastiano Tusa, proseguito dai suoi successori e di una importantissima collaborazione scientifica internazionale ai massimi livelli”. Oltre che delle competenze professionali della Soprintendenza del Mare, la missione si avvale dei mezzi e dell’esperienza ormai pluriennale, liberalmente messi a disposizione dall’importante Fondazione scientifica americana.