ll cioccolato che fa miracoli

Non solo arriva a produrre sino a 400 mila pezzi all’anno, ma la cooperativa sociale che a Modica fa capo alla Casa don Puglisi ha una forte valenza sociale: ha aiutato oltre 200 donne con bambini in difficoltà e ora vuole avviare percorsi di turismo responsabile

di Antonella Lombardi

A Modica c’è un cioccolato che sa di riscatto e liberazione e “come la vita ha il sapore del dolce e dell’amaro”, racconta Maurilio Assenza, insegnante di storia e filosofia che dirige da volontario una casa di accoglienza intitolata a Don Puglisi. Perché da qui, a fine anni ’90 è partita una cooperativa sociale che ha aiutato oltre 200 donne in difficoltà, tra italiane e straniere, soprattutto madri con bambini. Tutte sono impegnate in diverse attività, dalla preparazione di biscotti e pasticcini nel laboratorio, alle tavolette di cioccolata, dalla focacceria, sorta successivamente, fino ai servizi di pulizia e manutenzione della casa. La struttura, sostenuta dalle offerte dei privati, dai proventi dell’8 x 1000 e dal ricavato della vendita dei dolci, può accogliere fino a 25 persone, e in un anno riesce a produrre anche 400 mila pezzi di cioccolato.

“Qui accadono piccoli miracoli – racconta Assenza – perché spesso i bambini che si trovano in situazioni di fragilità trovano qui una forma di stabilità e serenità. Le mamme, spesso molto ‘segnate’, hanno un impiego part time che migliora il loro rapporto con i bambini perché le responsabilizza e al tempo stesso lascia loro il tempo di occuparsi dei piccoli. Non garantiamo solo vitto e alloggio, ma anche un percorso di dignità e relazioni solidali fino a quando non diventano autonome. Crediamo molto nelle ‘ripartenze’ – spiega Assenza – altrimenti non avremmo scelto di farlo nel nome di don Puglisi. Volevamo continuare a Modica quello che il sacerdote stava facendo a Palermo, nella sua parrocchia di Brancaccio.

Se a questo si aggiunge la qualità delle materie prime e del commercio equo e solidale, allora il nostro lavoro ha il sapore del riscatto di tutti i Sud del mondo, garantendo giusti salari, solidarietà e rispetto della tradizione”. Perché al tradizionale impasto della cioccolata modicana fatto seguendo l’antica ricetta azteca, si aggiunge anche il “caffè del Congo, dove ci sono i nostri missionari”.

Il punto vendita del laboratorio si trova nel centro di Modica, ed è anche diventato la tappa di alcuni tour cittadini proposti alle scuole come esempio di riscatto e sviluppo sostenibile. Un esempio di economia solidale che ora si arricchisce di un percorso di turismo responsabile: “Li abbiamo già sperimentati con le scuole – spiega il direttore Assenza – da luglio hanno trovato un punto di riferimento a Villa Polara, una villa donata alle monache benedettine e ora gestita, in sintonia con lo spirito di ospitalità dell’ordine benedettino, da una rete di realtà solidali, tra cui la casa don Puglisi”.

“Si trova in contrada Aguglie, a metà strada tra Modica e Pozzallo, ha 22 posti letto e una serie di ambienti comuni. Il senso è ospitare visitatori che vogliono conoscere il nostro territorio nella polifonia della sua bellezza, tra paesaggio, arte e solidarietà. Diventando anche la sede di iniziative formative, arrivando alla città natale di Giorgio La Pira, Pozzallo. Proprio La Pira credeva nel Mediterraneo come mare che fa incontrare civiltà nella pace. Perché noi vogliamo credere in un altro Sud, un Sud in cui si possa ancora coltivare la speranza”.

Non solo arriva a produrre sino a 400 mila pezzi all’anno, ma la cooperativa sociale che a Modica fa capo alla Casa don Puglisi ha una forte valenza sociale: ha aiutato oltre 200 donne con bambini in difficoltà e ora vuole avviare percorsi di turismo responsabile

di Antonella Lombardi

A Modica c’è un cioccolato che sa di riscatto e liberazione e “come la vita ha il sapore del dolce e dell’amaro”, racconta Maurilio Assenza, insegnante di storia e filosofia che dirige da volontario una casa di accoglienza intitolata a Don Puglisi. Perché da qui, a fine anni ’90 è partita una cooperativa sociale che ha aiutato oltre 200 donne in difficoltà, tra italiane e straniere, soprattutto madri con bambini. Tutte sono impegnate in diverse attività, dalla preparazione di biscotti e pasticcini nel laboratorio, alle tavolette di cioccolata, dalla focacceria, sorta successivamente, fino ai servizi di pulizia e manutenzione della casa. La struttura, sostenuta dalle offerte dei privati, dai proventi dell’8 x 1000 e dal ricavato della vendita dei dolci, può accogliere fino a 25 persone, e in un anno riesce a produrre anche 400 mila pezzi di cioccolato.

“Qui accadono piccoli miracoli – racconta Assenza – perché spesso i bambini che si trovano in situazioni di fragilità trovano qui una forma di stabilità e serenità. Le mamme, spesso molto ‘segnate’, hanno un impiego part time che migliora il loro rapporto con i bambini perché le responsabilizza e al tempo stesso lascia loro il tempo di occuparsi dei piccoli. Non garantiamo solo vitto e alloggio, ma anche un percorso di dignità e relazioni solidali fino a quando non diventano autonome. Crediamo molto nelle ‘ripartenze’ – spiega Assenza – altrimenti non avremmo scelto di farlo nel nome di don Puglisi. Volevamo continuare a Modica quello che il sacerdote stava facendo a Palermo, nella sua parrocchia di Brancaccio.

Se a questo si aggiunge la qualità delle materie prime e del commercio equo e solidale, allora il nostro lavoro ha il sapore del riscatto di tutti i Sud del mondo, garantendo giusti salari, solidarietà e rispetto della tradizione”. Perché al tradizionale impasto della cioccolata modicana fatto seguendo l’antica ricetta azteca, si aggiunge anche il “caffè del Congo, dove ci sono i nostri missionari”.

Il punto vendita del laboratorio si trova nel centro di Modica, ed è anche diventato la tappa di alcuni tour cittadini proposti alle scuole come esempio di riscatto e sviluppo sostenibile. Un esempio di economia solidale che ora si arricchisce di un percorso di turismo responsabile: “Li abbiamo già sperimentati con le scuole – spiega il direttore Assenza – da luglio hanno trovato un punto di riferimento a Villa Polara, una villa donata alle monache benedettine e ora gestita, in sintonia con lo spirito di ospitalità dell’ordine benedettino, da una rete di realtà solidali, tra cui la casa don Puglisi”.

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