Strada romana scoperta sulle Madonie, c’è il vincolo sui terreni

Ricoperto il tratto della via Catina-Thermae riaffiorato nelle campagne di Caltavuturo, l’area è stata adesso dichiarata d’interesse archeologico

di Giulio Giallombardo

È l’unica strada romana scoperta in Sicilia. Tornato adesso sotto lo strato di terra da cui era ricoperto, il tratto della via Catina-Thermae riaffiorato a settembre nelle campagne di Caltavuturo, sulle Madonie, fa parte di una delle più importanti strade consolari dell’Isola, asse strategico tra Catania e Termini Imerese. Ora l’area di contrada Gangitani-Stripparia, dove è stata ritrovata la strada, è stata dichiarata d’interesse archeologico “particolarmente importante”, con un decreto firmato dal dirigente del Servizio tutela e acquisizioni, del dipartimento regionale dei Beni culturali, Caterina Perino. 

La via Catina-Thermae

Un vincolo che serve a custodire parte dell’antica via risalente al secondo secolo dopo Cristo, scoperta casualmente nel corso dei saggi archeologici preventivi richiesti alla Snam Rete Gas dalla Soprintendenza di Palermo, durante la fase di progettazione dei lavori di rifacimento del metanodotto Gagliano-Termini Imerese. Adesso, ai proprietari dell’area – si legge nel decreto – “è fatto divieto di adibirla ad usi non compatibili con il suo carattere archeologico oppure tali da recare pregiudizio alla sua conservazione”. Possono essere eseguiti lavori “soltanto nei casi di assoluta urgenza”, ma dovrà esserne informata la Soprintendenza, che vigilerà per evitare eventuali danni al bene tutelato.

Il tratto di strada dall’alto

“Si tratta di un ritrovamento eccezionale, perché siamo davanti all’unico tratto di strada romana costruita in Sicilia, fino ad oggi attestato – ha ribadito a Le Vie dei Tesori News, Rosa Maria Cucco, l’archeologa che ha diretto gli scavi – . Adesso abbiamo ricoperto tutto, ma data la rilevanza storica del sito, l’area è stata posta sotto tutela”. Il tratto della via Catina-Thermae venuto alla luce, coincide con parte della Statale 120 “dell’Etna e delle Madonie”, che attraversa tutta la Sicilia, dunque, gli archeologi pensano che la nuova strada possa in qualche modo seguire il tracciato dell’antica consolare. 

“La viabilità moderna anche attraverso le statali, – spiega Cucco – segue percorsi che per certi versi sono obbligati e ricalcano sicuramente una viabilità più antica. Nel caso di questo tratto della via Catina-Thermae, di cui si conserva solo la massicciata sottostante il basolato, abbiamo condotto altri saggi a campione, scoprendo che parte del tracciato è stato danneggiato tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, per i lavori del metanodotto”. 

Uno scorcio di Caltavuturo

A rafforzare la tesi che le due strade – l’antica e la nuova – coincidano, sono gli insediamenti romani che sono stati scoperti lungo la Statale 120. Centri abitati e complessi che solitamente sorgevano proprio lungo le strade principali, come il sito della fattoria romana di Pagliuzza, a nord-ovest dall’area del ritrovamento della strada, che era servito dalla Catina-Thermae e dove, alcuni anni fa, sono stati rinvenuti oltre 500 denari d’argento di età repubblicana, oggi esposti all’interno del Museo Civico di Caltavuturo. 

Ma quella sulle antiche strade resta, comunque, una ricerca difficile da pianificare. “Non possiamo fare delle indagini mirate – chiarisce l’archeologa – perché i tracciati viari cambiavano, subendo nel corso dei secoli delle oscillazioni e variazioni che rendono difficile l’individuazione. Saremo però sempre presenti con l’attività di archeologia preventiva durante i lavori che si realizzeranno lungo la Statale 120, e qualora dovessero affiorare altri reperti, avvieremo nuove campagne di scavo”.

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