Il nuovo grande murales di Igor Scalisi Palminteri è stato realizzato nella borgata marinara di Palermo, oggi in via di riqualificazione
di Alessia Franco

Quando si è messo a dipingere quel gigantesco Sant’Erasmo, coadiuvato da camion e da un braccio di gru di 40 metri, le reazioni della gente dell’omonima borgata marinara di Palermo sono state in generale positive. C’era la signora che portava a tutti caffè e acqua fresca, e chi stava a guardare il suo lavoro con ammirazione.

“Nessuno ha chiesto come mai il mio santo indossasse il giubbotto salvagente, né perché impugnasse i remi”, dice Igor Scalisi Palminteri, artista palermitano che si è più volte confrontato con murales agiografici. Come quello di San Benedetto il Moro, il santo nero ritratto a Ballarò: “In quell’occasione, un paio di anziani mi chiesero che ci facesse là un turco, e semplicemente gliel’ho spiegato. Qua, invece, la gente del porticciolo in via di riqualificazione ha voluto conto e ragione delle fattezze di Sant’Erasmo. Insomma, siamo finiti a parlare di iconografia e di storia dell’arte – dice Scalisi Palminteri – ma mai nessuno ha obiettato sull’abito del santo”.

Nel murales che guarda il mare, Erasmo il pescatore di uomini con il suo sguardo – e il suo giubbotto arancione, e i suoi remi – sembra accogliere i naviganti esattamente come fa l’artista che lo ha creato: senza chiedere la provenienza né il perché della partenza. “Tutte domande inutili – taglia corto Palminteri – che immobilizzano, in un momento in cui bisognerebbe invece prendere posizione”.
Il progetto di riqualificazione della borgata marinara (ve ne abbiamo parlato qui) parte anche dalla volontà delle associazioni che insistono sul territorio. Dai fasti al degrado, Sant’Erasmo ha oggi una gran voglia di rinascere e di riprendersi il suo spazio di fronte al mare in una città chiamata “tutto porto”, voglia che si incunea nelle strade con la mostra “Ulysses”, del fotografo Umberto Santoro, curata da Valentina Sansone.

Fotografie e affissioni urbane, come pannelli pubblicitari, descrivono un viaggio di pescatori che, dalle acque di Castellammare, Isola delle Femmine, Terrasini, si sposta verso un quartiere a forte vocazione marittima. Come fu Sant’Erasmo nell’immaginario collettivo: quella degli stabilimenti balneari e della pesca, della Real fonderia Oretea e delle botteghe degli artigiani. Quella che, con i dovuti distinguo temporali, vuole tornare a essere.