Sos per il ponte Normanno “Salvatelo o crollerà”

Un ponte normanno di importanza strategica e dalle probabili origini romane, lungo l’antico asse viario della via Valeria, una delle arterie di traffico più importanti del Mediterraneo e alternativa alla rotta marittima durante il dominio romano in Sicilia.

di Antonella Lombardi

Un ponte normanno di importanza strategica e dalle probabili origini romane, lungo l’antico asse viario della via Valeria, una delle arterie di traffico più importanti del Mediterraneo e alternativa alla rotta marittima durante il dominio romano in Sicilia. È il ponte di san Michele di Campogrosso, raggiungibile dalla statale 113, all’altezza del comune di Altavilla Milicia, lungo un itinerario che da Palermo procedeva verso Termini Imerese e che però oggi versa in uno stato di abbandono. A segnalarlo sono stati Nino Vitelli e Gaetano Lino, componenti di “Bc Sicilia”, l’associazione che si occupa di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e ambientali nella regione. “Il ponte si trova a cento metri dai piloni dell’autostrada, è a schiena d’asino a una sola arcata ogivale con duplice ghiera – spiega Vitelli, trekker per passione che da anni monitora luoghi da scoprire o abbandonati in Sicilia – per la muratura interna furono utilizzati gli stessi ciottoli del fiume, mentre i paramenti sono in conci di tufo ben squadrati. Purtroppo all’incuria degli anni si sono sommati i danni e gli sgretolamenti causati dalle infiltrazioni delle ultime piogge”.

Per questo, Bc Sicilia e il Comune di Altavilla si sono mossi con l’iniziativa “Salviamo il ponte San Michele”, un appello lanciato a tutto il territorio con un’iniziativa che lo scorso dicembre ha avviato la pulizia dell’alveo del fiume nella zona del ponte e si è articolata poi in un concerto d’arpa con la musicista Romina Copernico e Mario Crispi, fondatore degli Agricantus. Adesso, la Soprintendenza di Palermo ha stanziato dei fondi per una perizia e a breve procederà alla messa in sicurezza per finanziare i lavori più urgenti di consolidamento. “Il sito ha un’importanza strategica, basti pensare che poco distante si trova la chiesa di santa Maria di Campogrosso, detta chiesazza, e dove sono state fatte delle campagne di scavo da un’equipe del dipartimento di archeologia dell’università polacca – aggiunge Vitelli – La chiesa è stata costruita subito dopo la vittoria normanna contro i presidi musulmani nelle campagne di Misilmeri, nel 1068, poco prima della conquista di Palermo. C’è una certa analogia con un altro ponte siciliano, a Cerami, in provincia di Enna, una struttura più o meno coeva che presenta stesse criticità e problemi di consolidamento. Secondo la leggenda, il ponte di Cerami, detto anche ponte Vecchio, sarebbe legato alla visita di Cicerone in Sicilia, e si trova lungo la regia trazzera che collega Palermo a Messina”.

“Nel suo aspetto il ponte di san Michele rimanda all’epoca medievale, ma non si può escludere che sia stato costruito su un basamento preesistente di epoca romana, secondo un’antica consuetudine – spiega Salvatore Brancato, insegnante e ricercatore della storia di Altavilla Milicia – Nelle fonti storiche viene documentato per la prima volta nella seconda metà del 1200, e fino a poco tempo fa sul ponte erano visibili i segni lasciati dalle maestranze che hanno costruito la chiesa di Campogrosso, un marchio inciso nella pietra attesterebbe quindi che gli stessi operai hanno lavorato al ponte. Pochi però sanno che è anche detto Ponte Cannamasca, dove masca vuol dire secca, e ciò si deve al fatto che le canne di questo fiume seccassero prima di quelle del fiume Milicia”.

Ma a ignorare l’esistenza e l’importanza del ponte sono in tanti, soprattutto tra i residenti, per questo Brancato ha voluto coinvolgere i propri studenti dell’istituto turistico: “Hanno analizzato le fonti storiche, i documenti di archivio e alcune testimonianze dell’abate Rocco Pirri, facendo un lavoro sul campo che li ha appassionati. Una sorta di adozione del monumento che li ha spinti a pulire il sito e che a breve li porterà a fare da guida per la riscoperta turistica del luogo. È un ponte molto importante per il territorio, perché quando scompare l’antica città di Solunto, il paesaggio intorno ormai incolto riparte con i normanni che fanno costruire sia la chiesa che il ponte, simboli di una rinascita”.

“La nostra identità si basa su beni monumentali come questo – dice Alfonso Lo Cascio, presidente regionale di Bc Sicilia – riuscire a salvarlo vuol dire recuperare la memoria storica e non abbandonare le tracce del nostro passato. Per la comunità rappresenta un pezzo importante delle proprie radici. Purtroppo si trova in condizioni disastrose, sarebbe auspicabile un maggiore attaccamento ai luoghi del territorio, più avanti cercheremo di capire se, dopo l’intervento urgente della Soprintendenza, sarà necessario lanciare una sottoscrizione per avviare una raccolta fondi”.

Un ponte normanno di importanza strategica e dalle probabili origini romane, lungo l’antico asse viario della via Valeria, una delle arterie di traffico più importanti del Mediterraneo e alternativa alla rotta marittima durante il dominio romano in Sicilia.

di Antonella Lombardi

Un ponte normanno di importanza strategica e dalle probabili origini romane, lungo l’antico asse viario della via Valeria, una delle arterie di traffico più importanti del Mediterraneo e alternativa alla rotta marittima durante il dominio romano in Sicilia. È il ponte di san Michele di Campogrosso, raggiungibile dalla statale 113, all’altezza del comune di Altavilla Milicia, lungo un itinerario che da Palermo procedeva verso Termini Imerese e che però oggi versa in uno stato di abbandono. A segnalarlo sono stati Nino Vitelli e Gaetano Lino, componenti di “Bc Sicilia”, l’associazione che si occupa di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e ambientali nella regione. “Il ponte si trova a cento metri dai piloni dell’autostrada, è a schiena d’asino a una sola arcata ogivale con duplice ghiera – spiega Vitelli, trekker per passione che da anni monitora luoghi da scoprire o abbandonati in Sicilia – per la muratura interna furono utilizzati gli stessi ciottoli del fiume, mentre i paramenti sono in conci di tufo ben squadrati. Purtroppo all’incuria degli anni si sono sommati i danni e gli sgretolamenti causati dalle infiltrazioni delle ultime piogge”.

Per questo, Bc Sicilia e il Comune di Altavilla si sono mossi con l’iniziativa “Salviamo il ponte San Michele”, un appello lanciato a tutto il territorio con un’iniziativa che lo scorso dicembre ha avviato la pulizia dell’alveo del fiume nella zona del ponte e si è articolata poi in un concerto d’arpa con la musicista Romina Copernico e Mario Crispi, fondatore degli Agricantus. Adesso, la Soprintendenza di Palermo ha stanziato dei fondi per una perizia e a breve procederà alla messa in sicurezza per finanziare i lavori più urgenti di consolidamento. “Il sito ha un’importanza strategica, basti pensare che poco distante si trova la chiesa di santa Maria di Campogrosso, detta chiesazza, e dove sono state fatte delle campagne di scavo da un’equipe del dipartimento di archeologia dell’università polacca – aggiunge Vitelli – La chiesa è stata costruita subito dopo la vittoria normanna contro i presidi musulmani nelle campagne di Misilmeri, nel 1068, poco prima della conquista di Palermo. C’è una certa analogia con un altro ponte siciliano, a Cerami, in provincia di Enna, una struttura più o meno coeva che presenta stesse criticità e problemi di consolidamento. Secondo la leggenda, il ponte di Cerami, detto anche ponte Vecchio, sarebbe legato alla visita di Cicerone in Sicilia, e si trova lungo la regia trazzera che collega Palermo a Messina”.

“Nel suo aspetto il ponte di san Michele rimanda all’epoca medievale, ma non si può escludere che sia stato costruito su un basamento preesistente di epoca romana, secondo un’antica consuetudine – spiega Salvatore Brancato, insegnante e ricercatore della storia di Altavilla Milicia – Nelle fonti storiche viene documentato per la prima volta nella seconda metà del 1200, e fino a poco tempo fa sul ponte erano visibili i segni lasciati dalle maestranze che hanno costruito la chiesa di Campogrosso, un marchio inciso nella pietra attesterebbe quindi che gli stessi operai hanno lavorato al ponte. Pochi però sanno che è anche detto Ponte Cannamasca, dove masca vuol dire secca, e ciò si deve al fatto che le canne di questo fiume seccassero prima di quelle del fiume Milicia”.

Ma a ignorare l’esistenza e l’importanza del ponte sono in tanti, soprattutto tra i residenti, per questo Brancato ha voluto coinvolgere i propri studenti dell’istituto turistico: “Hanno analizzato le fonti storiche, i documenti di archivio e alcune testimonianze dell’abate Rocco Pirri, facendo un lavoro sul campo che li ha appassionati. Una sorta di adozione del monumento che li ha spinti a pulire il sito e che a breve li porterà a fare da guida per la riscoperta turistica del luogo. È un ponte molto importante per il territorio, perché quando scompare l’antica città di Solunto, il paesaggio intorno ormai incolto riparte con i normanni che fanno costruire sia la chiesa che il ponte, simboli di una rinascita”.

“La nostra identità si basa su beni monumentali come questo – dice Alfonso Lo Cascio, presidente regionale di Bc Sicilia – riuscire a salvarlo vuol dire recuperare la memoria storica e non abbandonare le tracce del nostro passato. Per la comunità rappresenta un pezzo importante delle proprie radici. Purtroppo si trova in condizioni disastrose, sarebbe auspicabile un maggiore attaccamento ai luoghi del territorio, più avanti cercheremo di capire se, dopo l’intervento urgente della Soprintendenza, sarà necessario lanciare una sottoscrizione per avviare una raccolta fondi”.

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