Sono ripartiti dopo quattro anni i lavori in quello che resta della settecentesca dimora palermitana. Sarà reso fruibile il cortile e lo scalone monumentale
di Giulio Giallombardo

Un restauro infinito, costellato di false partenze, furti e inciampi burocratici. Tutto da rifare, o quasi a Palazzo Bonagia, un tempo gioiello dell’architettura settentesca di Palermo, oggi ridotto a un rudere dopo le bombe dell’ultima guerra mondiale, ma di cui sopravvivono diversi elementi di pregio. Dopo oltre quattro anni di abbandono, è finalmente ripartito il cantiere per il restauro del palazzo della Kalsa, di proprietà dell’Arnas Civico di Palermo. Il dipartimento regionale dei Beni culturali, guidato da Sergio Alessandro, ha approvato in linea amministrativa il contratto d’appalto con la nuova ditta che dovrà svolgere i lavori, il Consorzio Stabile Ganosi di Benevento. Si tratta della terza assegnazione, dopo che le due precedenti ditte vincitrici hanno abbandonato i lavori per fallimento.

A peggiorare la situazione, poi, hanno contribuito anche due ladri di rame, sorpresi nel 2015 a rubare le grondaie sul terrazzo di copertura dello scalone monumentale. Furto che ha causato, oltre che il distacco di mattonelle e il danneggiamento di alcune travi, soprattutto infiltrazioni d’acqua che hanno rovinato lo scalone ristrutturato e su cui adesso si dovrà nuovamente intervenire. “Il cantiere è ripartito, ma siamo in una fase difficile perché è davvero passato troppo tempo dagli ultimi interventi – spiega a Le Vie dei Tesori News, Lina Bellanca, soprintendente dei Beni culturali di Palermo e direttore dei lavori – . Abbiamo lavorato a tutta una serie di opere preparatorie, tra cui la pulizia e la messa in sicurezza, ma ci siamo ritrovati con seri danni allo scalone monumentale, quindi ci toccherà lavorare ancora una volta su questo elemento architettonico, e non sarà facile, anche alla luce delle esigue risorse economiche a disposizione”.

I lavori ammontano a poco meno di 500mila euro, parte dei 2,6 milioni complessivi stanziati per lavori in parte portati a termine, ma parzialmente persi a causa dell’abbandono del cantiere. Così, risolte le ultime pratiche burocratiche con la nuova ditta e gli uffici del Genio civile, il cantiere potrà procedere più speditamente, dopo questa fase di avvio un po’ a rilento. “Dovremo ridimensionare i lavori previsti da una prima perizia – prosegue Bellanca – dunque cercheremo di rendere fruibile il cortile e lo scalone, dubito che riusciremo a ricostruire la terza elevazione che doveva essere realizzata, perché i lavori di recupero delle altre parti assorbiranno un bel po’ di risorse”.

Dunque, sarà ancora una volta lo scalone il protagonista del restauro del palazzo di via Alloro, appartenuto a Antonino Stella, duca di Casteldimirto. Fino a qualche anno fa scenografia per spettacoli all’aperto, la scalinata a tenaglia in marmo rosso di Castellammare del Golfo, realizzata Andrea Giganti nel 1755, è stata risparmiata dalle bombe, ma messa seriamente a rischio da ladri, maltempo e incuria. Adesso si ricomincia, nella speranza che questa sia la volta buona.