Il film di Kim Longinotto, dedicato alla fotografa palermitana, sbarca al Festival del Cinema di Berlino in anteprima europea
di Paola Nicita

Una donna, celebre documentarista, racconta una fotografa palermitana di respiro internazionale: Letizia Battaglia. Sbarca oggi alla Berlinale il film di Kim Longinotto, autrice tra gli sguardi più autorevoli per la narrazione di storie al femminile, dedicate a donne coraggiose e ribelli che amano sovvertire l’ordine delle cose, dall’India al Giappone, dall’Iran alla Sicilia.
Questa volta infatti tocca, dunque, alla fotografa palermitana, protagonista di “Shooting the mafia”, presentato al Festival del cinema di Berlino in anteprima europea (e con tre repliche già organizzate fino al 16 febbraio) dopo la prima assoluta di qualche tempo fa al Sundance Festival di Robert Redford, altro palcoscenico d’eccezione, dove Longinotto ha ricevuto nel 2015 il World Cinema Documentary Directing Award per il suo documentario “Dreamcatcher”.

Letizia Battaglia racconta la sua vita, le scelte che la vedono lasciare un marito, sposato appena sedicenne, e la decisione, a quarant’anni, di diventare fotografa. Sono gli anni della Palermo dove si spara e si uccide ogni giorno: la città e i suoi terribili intrecci viene raccontata de L’Ora, giornale di punta nelle battaglie contro la mafia, per il quale inizia a pubblicare le sue fotografie. E sarà proprio Letizia Battaglia la prima donna, in Italia, ad essere assunta da un quotidiano come fotografa.
I racconti della fotografa si intrecciano con i ricordi personali e professionali che spesso coincidono, e alle immagini delle sue fotografie, scolpite in bianco e nero, alle quali Longinotto affianca alcune immagini di celebri film italiani dell’epoca, in una sorta di controcanto, guidato dalla Battaglia. Giocando sul significato di “shooting”, che può significare sia sparare che fotografare, qui è la mafia ad essere il bersaglio.
Il film di Kim Longinotto, dedicato alla fotografa palermitana, sbarca al Festival del Cinema di Berlino in anteprima europea
di Paola Nicita

Una donna, celebre documentarista, racconta una fotografa palermitana di respiro internazionale: Letizia Battaglia. Sbarca oggi alla Berlinale il film di Kim Longinotto, autrice tra gli sguardi più autorevoli per la narrazione di storie al femminile, dedicate a donne coraggiose e ribelli che amano sovvertire l’ordine delle cose, dall’India al Giappone, dall’Iran alla Sicilia.
Questa volta infatti tocca, dunque, alla fotografa palermitana, protagonista di “Shooting the mafia”, presentato al Festival del cinema di Berlino in anteprima europea (e con tre repliche già organizzate fino al 16 febbraio) dopo la prima assoluta di qualche tempo fa al Sundance Festival di Robert Redford, altro palcoscenico d’eccezione, dove Longinotto ha ricevuto nel 2015 il World Cinema Documentary Directing Award per il suo documentario “Dreamcatcher”.

Letizia Battaglia racconta la sua vita, le scelte che la vedono lasciare un marito, sposato appena sedicenne, e la decisione, a quarant’anni, di diventare fotografa. Sono gli anni della Palermo dove si spara e si uccide ogni giorno: la città e i suoi terribili intrecci viene raccontata de L’Ora, giornale di punta nelle battaglie contro la mafia, per il quale inizia a pubblicare le sue fotografie. E sarà proprio Letizia Battaglia la prima donna, in Italia, ad essere assunta da un quotidiano come fotografa.
I racconti della fotografa si intrecciano con i ricordi personali e professionali che spesso coincidono, e alle immagini delle sue fotografie, scolpite in bianco e nero, alle quali Longinotto affianca alcune immagini di celebri film italiani dell’epoca, in una sorta di controcanto, guidato dalla Battaglia. Giocando sul significato di “shooting”, che può significare sia sparare che fotografare, qui è la mafia ad essere il bersaglio.