Da tre anni Davide Tanasi realizza scansioni digitali di siti e musei dell’Isola, coniugando ricerca scientifica e divulgazione
di Giulio Giallombardo

Riplasma come un demiurgo i siti archeologici siciliani. Lo fa con scansioni laser e fotogrammetrie digitali, ricostruendo in 3D gli antichi tesori dell’Isola per farli conoscere al mondo. È Davide Tanasi, uno dei pionieri dell’archeologia digitale, 45enne di Noto ma catanese d’adozione, che per portare avanti la sua ricerca, ha dovuto lasciare l’Isola e trasferirsi negli Stati Uniti, a Tampa, dove adesso diventerà professore associato alla University of South Florida, all’Institute for Digital Exploration. Tanasi, torna ogni anno in Sicilia per portare avanti la sua personale mappatura archeologica che conta già diversi siti, tra cui la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, il museo di Aidone, la chiesa e le terme della Rotonda a Catania e la Cuba di Castiglione.

Da ieri, l’archeologo insieme ai suoi collaboratori, ha iniziato la scansione 3D della Villa romana del Tellaro a Noto, dopo aver terminato la settimana scorsa quella della grotta di Cala Genovese a Levanzo e per poi chiudere il lavoro di quest’anno con le grotte di San Gregorio nel Complesso Immacolatelle e Micio Conti, all’interno dei comuni di San Gregorio di Catania e Aci Castello. Tanasi, in Florida dal 2016, in tre anni di ricerca ha mappato una ventina tra musei e siti archeologici, con l’obiettivo, da un lato di realizzare una copia virtuale del bene che si presta a molteplici scopi di studio, dall’altro di far conoscere anche ai non addetti ai lavori il patrimonio archeologico dell’Isola.

Così quest’anno, con il supporto della collega catanese Elisa Bonacini, Tanasi ha già percorso palmo a palmo la grotta del Genovese con i suoi graffiti e dipinti, testimonianza preziosa della Sicilia preistorica, in particolare del paleolitico superiore. “È un luogo importantissimo sotto il profilo storico, quasi come le grotte dell’Addaura di Palermo, ma che però non tutti conoscono – spiega Tanasi a Le Vie dei Tesori News – l’ho scelto perché rientra tra quei siti poco frequentati e anche difficili da raggiungere, perfetto per la mia ricerca. Il mio obiettivo, infatti, è quello di far conoscere i siti poco noti al grande pubblico grazie alle moderne tecnologie”.

Per farlo, l’archeologo utilizza scansioni laser combinate a fotogrammetrie digitali, realizzando in tempi che variano dai due ai quattro giorni, una copia perfetta del sito nella condizione in cui si trova al momento dello studio. “Quando il pubblico si avvicina e interagisce col modello 3D, spesso in seguito sviluppa un interesse per l’originale e vuole andare a vederlo coi propri occhi – aggiunge Tanasi – . Poi spesso ci sono siti noti, ma scarsamente accessibili online, così se un turista pianifica un viaggio in un determinato territorio della Sicilia, spesso predilige alcuni luoghi a discapito di altri con meno visibilità. Ma se trova un modello 3D, con schede interattive e approfondimenti, potrebbe essere tentato di programmare il viaggio”.

Accanto all’aspetto divulgativo e turistico, c’è poi quello scientifico e di ricerca. Infatti il modello 3D può essere utile per realizzare una sorta di documento d’identità del sito. Uno spazio virtuale da cui è possibile ricavare misurazioni e altri dettagli del luogo, o nel caso degli oggetti, ricavare anche collezioni tattili attraverso le stampe 3D. Inoltre, confrontando modelli dello stesso luogo, realizzati in tempi diversi, è anche possibile accorgersi di eventuali criticità sopraggiunte. “Questo può essere utile – spiega il ricercatore – se mi trovo a studiare una vasta area archeologica, ripetendo la scansione nel tempo, posso comparare i modelli e il software mi dirà se c’è stato un collasso, anche minimo, di pochi centimetri o una più sensibile variazione”.
Dopo la Villa romana del Tellaro, di cui Tanasi realizzerà anche una ricostruzione 3D su come era al tempo del suo splendore, il team farà tappa alle grotte vulcaniche di San Gregorio, alle pendici dell’Etna, per poi tornare in Florida all’inizio di agosto. “Negli Stati Uniti ho trovato mezzi, risorse e fondi per portare avanti la mia ricerca – conclude l’archeologo – ma il mio cuore è rimasto in Sicilia, per questo voglio far conoscere il più possibile al mondo il nostro patrimonio”.