Il gruppo Aeroviaggi scommette sulla storica struttura di Punta Fanfalo per la ripartenza del turismo, anche se una vera ripresa è ancora lontana
di Antonio Schembri

Gastronomia d’alto livello, wellness all’aria aperta e escursioni nel paradiso delle Egadi, a cominciare dalle insenature e i manufatti storici dell’isola più grande dell’arcipelago. Si impernia su questa combinazione la “stagione zero” del gruppo Aeroviaggi a Favignana dopo l’avvio, lo scorso fine maggio, del nuovo Favignana Resort, l’albergo da 173 camere situato a Punta Fànfalo, propaggine a sud-ovest della più grande e delle tre isole al largo di Trapani.

Un passato problematico quello della più capiente struttura ricettiva dell’isola del favonio, il vento di ponente amato dai velisti: 10 ettari d’estensione, suddivisi in un albergo, un villaggio turistico con bungalow e una dependance di lusso. A volerla alla fine degli anni ’60 fu Vittorio Gassman, che la idealizzò come un luogo innovativo in cui ricordare e rinnovare fasti e fortune delle attività dei Florio, anche attraverso spettacoli teatrali di alto livello. Per metterla in piedi occorse investire 6 miliardi di lire, concessi in forma di mutui da una cordata composta dalla ex Cassa per il Mezzogiorno, il Banco di Sicilia, l’Irfis e la Banca del Sud.

Negli anni successivi la società che gestì la struttura non fu però in grado di onorarli, finendo per fallire nel 1986. Passato in mano al Banco di Sicilia, per il Punta Fanfalo Village si aprì da allora una serie di vendite all’asta e cambi di gestione culminata a fine anni ‘90 nel controverso acquisto da parte della Valtur mediante un’offerta di 9 miliardi di lire avanzata da una giovanissima e sconosciuta imprenditrice. Fu così che il gruppo capitanato da Carmelo Patti poté battere una concorrenza composta, oltre che da Aeroviaggi (che offrì due miliardi di lire) anche dal Gruppo Marcegaglia.

Le cronache degli anni successivi parlano di problematiche operazioni di ristrutturazione portate avanti dalla Valtur e poi del fallimento della società turistica nel 2018 e l’assoggettamento del complesso a misure di prevenzione. Fino all’ultimo pubblico incanto, la scorsa estate, a seguito del quale Aeroviaggi si è aggiudicata la gestione della struttura per 12 anni. “Non avevamo mai smesso di credere in quest’isola: Favignana è un brand importante e adesso si pone in linea con la nostra fiducia in una ripartenza”, dice Marcello Mangia, presidente di Aeroviaggi.

Con 4 milioni di euro investiti dalla società, il Favignana Resort va così a aggiungersi alla collezione di alberghi del gruppo palermitano, composta oggi da 14 strutture, quattro delle quali si trovano in Sardegna. Delle 10 distribuite in Sicilia – tra le quali i 4 alberghi del complesso Sciacca Mare, 800 posti letto in totale, il cui processo di acquisizione si concluse nel 2002 e il Pollina Premium Resort (345 camere) rilevato nel 2017 dopo 9 anni di chiusura – il resort egadino è la seconda struttura, dopo il Borgo Rio Favara di Ispica, a essere soltanto gestita da Aeroviaggi.

“Progettavamo questa operazione sin dall’inizio dell’anno scorso in base a una formula di ricettività basata su nuovi modi di fruizione dei luoghi, a loro volta improntati sulle esigenze di sicurezza e qualità suggerite, se non imposte, dalla pandemia – riprende l’ad di Aeroviaggi – . Non più la pensione completa ma la mezza pensione, orientata su una ristorazione di qualità alta; non più l’animazione ma l’intrattenimento e, soprattutto, le esperienze all’aria aperta, lo sport e l’escursionismo sia a Favignana che nelle altre due isole ‘sorelle’”. I risultati – continua Mangia- “ci stanno dando ragione: dall’apertura del 28 maggio Favignana si è andata riempiendo e il numero degli ospiti sull’isola è quasi triplicato al confronto con l’anno scorso, quando il calo nel comparto alberghiero dell’isola sfiorò il 70 per cento. Quel che più conta comunque è che ad oggi il dato rispetto al 2019 si è ridotto al meno 35 per cento. Significa che di certo non sarà questa estate, bensì quella del 2022, la stagione per correre verso il completo recupero dei precedenti standard turistici mediante questa formula di prodotto”.

In circa 80 giorni, informano da Aeroviaggi, si è comunque riusciti a ristrutturare l’impiantistica del resort, buona parte dei suoi arredi e a completare la sistemazione degli ambienti esterni con due campi di padel, uno di tennis e un altro di calcio a 5. “La fiducia poggia adesso su prenotazioni molto sostenute per il mese in corso e sul tutto esaurito che già registriamo per agosto”. Punto di forza del resort sarà la gastronomia. Insieme con l’ampliamento del ristorante originario dell’albergo, ne è stato attivato un altro, il Donna Flora, che dal 15 luglio verrà aperto anche ai non alloggiati nella struttura. La direzione è affidata allo chef trapanese Peppe Giuffrè che porta avanti un progetto per il recupero della tradizione culinaria favignanese, anche rivisitata in versione gourmet, con la collaborazione di Maria Guccione, storica ristoratrice e gastronoma dell’isola.

“Il tonno sarà il primattore di questo percorso gastronomico – spiega – . Dal salato di tonnara al rocher (la polpetta) di tonno. Ma la cucina favignanese spazia dal cous cous alla sua variante locale, le frascatule, che si ottengono dal riutilizzo della semola di risulta del tipico piatto nordafricano, dalla pasta al pesto di erbe, alla ‘ghiutta’ ovvero la zuppa di pesce, senza dimenticare salamureci, altra zuppa ‘povera’ ma a base di pomodoro, pane raffermo, acciughe e aromi”. Dalle cucine del nuovo ristorante del resort rivitalizzato, Giuffré propone anche una prima colazione favignanese a base di pane fritto, latte e zucchero, biscotti di frolla alla cannella e i cosiddetti pagghiazzi, sorta di pancakes isolani guarniti di miele. Specialità di una cucina oggi sommersa, quasi del tutto dimenticata. Quindi da recuperare. “Con il suo patrimonio agricolo – conclude Giuffré – Favignana, come altre isole siciliane, è una vera e propria palestra culinaria”.