È il risultato di uno studio dell’Università di Catania che potrebbe anche essere utile a scoprire le cause della morte del compositore
di Redazione

Un incrocio di maschere e ritratti sovrapposti per scoprire il vero volto di Vincenzo Bellini, o almeno quello che più si avvicina all’aspetto del grande compositore catanese. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca dell’Università di Catania, vere e proprie indagini che potrebbero anche far luce sul mistero della morte del musicista, avvenuta nel 1835 a Puteaux in Francia. Secondo la versione ufficiale, la scomparsa prematura del “cigno catanese” sarebbe avvenuta per un’infezione intestinale, ma alcuni storici hanno ipotizzato una morte per avvelenamento. Re Luigi Filippo ordinò l’autopsia e l’imbalsamazione del corpo dell’artista e fu il professor Adolphe Dalmas ad occuparsi dell’esame e a giungere alla conclusione di un decesso per colite ulcerosa.

Parte da questo risultato autoptico il lavoro dei ricercatori dell’Ateneo catanese, in particolare da alcune maschere che raffigurerebbero il volto di Bellini: la prima realizzata dallo scultore Jean Pierre Dantan al momento dell’autopsia, altre due derivanti da essa e un’ultima realizzata nel 1876 in occasione della seconda imbalsamazione. I ricercatori del gruppo di Disegno e Metodi dell’Ingegneria industriale – si legge in un articolo pubblicato sul Bollettino d’Ateneo dell’Università di Carania – hanno applicato tecniche di antropologia virtuale sulle maschere dimostrando “incongruenze con il referto autoptico”. Se ad essere valido fosse quindi il referto di Dalmas, le maschere sarebbero quindi incompatibili con il volto del musicista, pur essendo riconducibili ad uno stesso volto; se, invece, le maschere fossero effettivamente del Bellini allora ad essere inattendibile sarebbe proprio l’analisi autoptica del professor Dalmas.

“Da questi esiti hanno preso spunto le altre indagini del gruppo di Informatica catanese – fanno sapere dall’ateneo – che ha sviluppato un software ad hoc per la comparazione tra la maschera mortuaria in cera presente all’interno del museo Belliniano a Catania e 14 ritratti del compositore realizzati da artisti dell’epoca. Il software chiamato ‘Image Mark Pro’, ha permesso ai ricercatori di individuare in ogni ritratto 16 landmark, ossia punti chiave antropometrici; questi sono stati successivamente analizzati e comparati con i relativi landmark individuati sulla maschera per assegnare un punteggio di compatibilità ad ogni ritratto”.

Il quadro che si è risultato più simile al volto del compositore è quello di Angelo D’Agata, la cui copia è conservata attualmente al Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane, nel palazzo centrale dell’Università. Il risultato finale della ricerca – spiegano ancora dall’ateneo – è stato dunque la ricostruzione in 3D del possibile vero viso di Bellini. Secondo queste conclusioni, inoltre, ad essere inattendibile sarebbe proprio il referto autoptico ufficiale e ciò potrebbe aprire nuovi sviluppi sulle cause della morte del Bellini.

I due gruppi di ricerca che hanno condotto lo studio sono quello di Disegno e Metodi dell’Ingegneria industriale composto da Salvatore Massimo Oliveri e dai ricercatori Gaetano Sequenzia e Gabriele Fatuzzo e quello dell’“Image Processing Laboratory” (Iplab), composto da Filippo Stanco con i ricercatori Dario Allegra e Filippo Milotta. “Siamo soddisfatti per aver aggiunto un tassello alla ricerca storica sul Bellini, un personaggio molto ammirato e amato a Catania e dai catanesi – ha commentato Stanco -. Ci piace molto l’idea che adesso si possa ammirare il quadro esposto nel nostro museo sapendo che è molto simile al vero volto del compositore”. In futuro si procederà con studi antropometrici del teschio di Bellini, conservato all’interno della cattedrale e si potrà effettuare una ancor più accurata ricostruzione 3D del volto.