Nota anche come Ecce Homo, sarà visitabile anche nel corso dell’ultimo weekend de Le Vie dei Tesori. Gestirà l’accoglienza l’Associazione Amici dei Musei Siciliani
di Marco Russo

Festa di Ognissanti speciale per la chiesa di Sant’Antonio Abate, nella centrale via Roma, a Palermo. Questa mattina, con una messa alle 11,30, l’edificio riapre definitivamente al culto e sarà visitabile anche nel corso dell’ultimo weekend de Le Vie dei Tesori. Il vicario generale dell’Arcidiocesi di Palermo, monsignor Giuseppe Oliveri, presenterà ufficialmente il nuovo parroco alla comunità, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando.
Si tratta di Gaetano Tulipano, dottore in Teologia, canonico del Capitolo della Chiesa Palatina del Palazzo Reale e rettore della Chiesa del Santissimo Salvatore. Monsignor Tulipano è un prete conosciuto nell’ambiente ecclesiale dell’Arcidiocesi palermitana perché è stato fortemente impegnato nella formazione teologica e ministeriale di tanti membri della Chiesa locale, avendo insegnato nella Scuola per i Ministeri, in quella Socio Oolitica e ha diretto, per diversi anni, la Scuola Teologica di Base “San Luca Evangelista”. All’inaugurazione parteciperà anche il Coro della Polizia municipale.
La Chiesa verrà aperta alla fruizione turistica ogni giorno, dalle 10 alle 18, tranne la domenica con orario dalle 13 alle 18. Il contributo per l’accesso è di euro 2,50 per l’intero e di 1,50 per il ridotto. L’ingresso sarà gratuito per i residenti. L’Associazione Amici dei Musei Siciliani gestirà l’accoglienza e curerà le visite.
La prima notizia sulla chiesa di Sant’Antonio Abate, nota anche come Ecce Homo, risale al 1220, anno in cui gli fu trasferito il diritto parrochiale della Chiesa di San Cataldo. Costruita sopra le mura dell’antica Torre di Pharat che, insieme alla Torre di Baich costituiva parte della cinta muraria della città medievale, ed era ubicata all’estremità orientale della primitiva neapolis ovvero la lunga penisola delimitata a settentrione dal fiume Papireto e dal Kemonia a mezzogiorno, all’interno della striscia di terra che all’epoca si estendeva lungo direttrice configurabile con l’odierno Cassaro.
Nota anche come Ecce Homo, sarà visitabile anche nel corso dell’ultimo weekend de Le Vie dei Tesori. Gestirà l’accoglienza l’Associazione Amici dei Musei Siciliani
di Marco Russo

Festa di Ognissanti speciale per la chiesa di Sant’Antonio Abate, nella centrale via Roma, a Palermo. Questa mattina, con una messa alle 11,30, l’edificio riapre definitivamente al culto e sarà visitabile anche nel corso dell’ultimo weekend de Le Vie dei Tesori. Il vicario generale dell’Arcidiocesi di Palermo, monsignor Giuseppe Oliveri, presenterà ufficialmente il nuovo parroco alla comunità, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando.
Si tratta di Gaetano Tulipano, dottore in Teologia, canonico del Capitolo della Chiesa Palatina del Palazzo Reale e rettore della Chiesa del Santissimo Salvatore. Monsignor Tulipano è un prete conosciuto nell’ambiente ecclesiale dell’Arcidiocesi palermitana perché è stato fortemente impegnato nella formazione teologica e ministeriale di tanti membri della Chiesa locale, avendo insegnato nella Scuola per i Ministeri, in quella Socio Oolitica e ha diretto, per diversi anni, la Scuola Teologica di Base “San Luca Evangelista”. All’inaugurazione parteciperà anche il Coro della Polizia municipale.
La Chiesa verrà aperta alla fruizione turistica ogni giorno, dalle 10 alle 18, tranne la domenica con orario dalle 13 alle 18. Il contributo per l’accesso è di euro 2,50 per l’intero e di 1,50 per il ridotto. L’ingresso sarà gratuito per i residenti. L’Associazione Amici dei Musei Siciliani gestirà l’accoglienza e curerà le visite.
La prima notizia sulla chiesa di Sant’Antonio Abate, nota anche come Ecce Homo, risale al 1220, anno in cui gli fu trasferito il diritto parrochiale della Chiesa di San Cataldo. Costruita sopra le mura dell’antica Torre di Pharat che, insieme alla Torre di Baich costituiva parte della cinta muraria della città medievale, ed era ubicata all’estremità orientale della primitiva neapolis ovvero la lunga penisola delimitata a settentrione dal fiume Papireto e dal Kemonia a mezzogiorno, all’interno della striscia di terra che all’epoca si estendeva lungo direttrice configurabile con l’odierno Cassaro.