Restaurata alla Gancia la cappella con la tomba dell’inquisitore di Sicilia

Dopo dieci anni terminati gli interventi nella cappella della Vergine di Guadalupe. Uno scrigno di sculture, tele e stucchi, che custodisce i resti di don Juan Lopez de Cisneros, ucciso nelle carceri dello Steri da fra Diego La Matina

di Ruggero Altavilla

Chiesa della Gancia, Cappella della Vergine di Guadalupe

È un pezzo di Spagna a Palermo, un trionfo di marmi mischi, sculture e tele che custodisce la tomba dell’inquisitore di Sicilia, don Juan Lopez de Cisneros. Dopo dieci anni di lavori, da ieri è possibile nuovamente ammirare la preziosa cappella della Vergine di Guadalupe, nella chiesa della Gancia. La cappella è stata inaugurata alla presenza dell’ambasciatrice di Spagna alla Santa Sede, Isabel Celaá e dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.

Un momento dell’inaugurazione

Il lungo restauro ha salvato questa porzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli, che era seriamente compromessa da un cedimento causato da infiltrazioni e acqua nelle fondazioni. I lavori finanziati interamente dalla Corona spagnola sono stati commissionati dall’Opera Pia Stabilimenti Spagnoli in Italia, curati dall’impresa Scancarello e diretti dall’architetto Christian Rocchi.

La tomba di don Juan Lopez de Cisneros

Tra le sepolture presenti nella cappella, quella dell’inquisitore Cisneros è certamente la più evocativa. Rimanda alla storia di un delitto eccellente ricordato da Leonardo Sciascia nel suo libro “Morte dell’inquisitore”. Nel marzo del 1657, infatti, nelle carceri dello Steri Palermo, probabilmente con un attrezzo di ferro utilizzato per la tortura, il frate agostiniano Diego La Matina di Racalmuto, ferì mortalmente alla testa l’inquisitore Juan López de Cisneros durante un colloquio privato. Per il suo gesto, l’anno successivo il frate fu condannato al rogo sul piano di Sant’Erasmo.

Una delle sepolture

Dalla ricostruzione fatta dallo storico Vittorio Sciuti Russi, sulla base delle lettere tra l’inquisizione siciliana e la suprema di Madrid, La Matina al momento del colloquio aveva le catene spezzate e ferì a morte l’inquisitore con un ferro da tortura. Sciascia nel suo libro arriva a dipingere fra Diego come un eroe rivoluzionario, sottolineando il fatto che il frate di Racalmuto fu l’unico tra le migliaia di detenuti delle carceri dell’inquisizione di tutto il mondo a riuscire a uccidere il suo inquisitore.

La cancellata della cappella

“Per il restauro della cappella si è proceduto dapprima ad un consolidamento strutturale delle superfici murare e del lanternino, – spiegano dalla ditta Scancarello – per poi passare alla pulitura ed alla ricostruzione di un fallimentare restauro precedente degli affreschi, degli stemmi lignei, degli elementi architettonici e decorativi, tra cui diversi puttini e stucchi del Serpotta. I quadri dipinti da Vincenzo Buongiovanni sono stati dapprima svincolati dai loro alloggi e successivamente ripuliti, rifoderati con una moderna tecnica che ne ha favorito il tensionamento elastico e da ultimo ritoccati in diverse parti in cui la pellicola pittorica era gravemente danneggiata o assente. Della statua sono stati ripuliti manto e pelle della Madonna col Bambin Gesù, oltre alle loro corone. Mentre del tabernacolo, oltre alla pulitura, al ripristino del funzionamento dello sportellino è stato restaurata la tela raffigurante il Cristo Risorto”.

“Abbiamo trovato una situazione quasi tragica – afferma il direttore dei lavori Christian Rocchi – con crepe che partivano dalla fondazione fino alla parte alta della chiesa e ponteggi ovunque. Siamo in un luogo magnifico, ne è testimonianza qualsiasi centimetro quadrato, e siamo felici adesso di restituire questo gioiello alla Spagna e a Palermo”.

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