Il centro internazionale per le scienze astronomiche Gal Hassin è da poco entrato a far parte della rete mondiale riconosciuta dalla International Astronomical Union
di Giulio Giallombardo
Il cielo delle Madonie di notte è un continuo brulicare di stelle. Un nero mantello scintillante che avvolge le montagne, messo lì apposta per lasciarsi guardare. Lo sanno bene gli astrofisici del Gal Hassin, il Centro internazionale per le scienze astronomiche che si trova a Isnello, piccolo borgo del complesso montuoso del Palermitano. Inaugurato quasi tre anni fa, l’osservatorio sta diventando “grande”: è da poco entrato a far parte della rete mondiale di osservatori astronomici professionali e amatoriali, riconosciuti dalla International Astronomical Union, ente che unisce le società astronomiche del mondo e che assegna i nomi a stelle, pianeti, asteroidi e altri corpi celesti.

Il Minor Planet Center ha attribuito al Gal Hassin il codice L34 Mpc, che viene assegnato ai centri ritenuti affidabili per l’esecuzione di osservazioni e misure relativi ai corpi minori del Sistema Solare. Un riconoscimento importante che proietta l’osservatorio di Isnello, con il suo Galhassin Robotic Telescope, tra i centri di riferimento internazionali. Il Grt è un telescopio di 40 centimetri a grande campo, realizzato dalla Officina Stellare di Thiene, nel Vicentino: si tratta del più grande tra i 10 telescopi in dotazione al Gal Hassin, che viene utilizzato anche per didattica e divulgazione in occasione di visite e incontri con le scuole.
Si tratta di uno strumento ottimizzato per imprigionare immagini astronomiche e non per le osservazioni dirette. Essendo un telescopio a grande campo è in grado di studiare il cielo profondo, dunque oggetti molto lontani, come galassie, nebulose, detriti spaziali e asteroidi. “In questi anni abbiamo potenziato il telescopio migliorando l’ottica e sostituendo la camera ccd, così da poterlo sfruttare appieno anche e soprattutto per il lavoro di ricerca scientifica – spiega a Le Vie dei Tesori News, il direttore della Fondazione Gal Hassin, Sabrina Masiero – . Questo riconoscimento ci permette di inserire il nostro centro in una rete mondiale importante, ufficializzando la possibilità di monitorare e segnalare anche oggetti che possono essere pericolosi per la Terra, come asteroidi o detriti”.

Ma il pezzo forte che trasformerà le Madonie in un osservatorio unico al mondo è il telescopio che sarà installato in cima a Monte Mufara, a 1860 metri d’altezza. Si chiama Wild field Mufara Telescope (Wmt) e sorgerà accanto al FlyEye, “occhio di mosca”, dell’Agenzia spaziale europea. Lo strumento sarà alto circa due metri e mezzo e con uno specchio largo un metro e permetterà di osservare una porzione di cielo grande circa 28 volte la luna piena, una dimensione molto ampia di osservazione, che consentirà di monitorare oggetti che cambiano la luminosità e la loro posizione, come asteroidi, detriti e anche pianeti fuori dal Sistema solare. Il nuovo telescopio sarà controllato a distanza dalla stazione astronomica di contrada Mongerrati, poco distante da Insello.
“Si tratta di un prototipo mondiale, il primo del suo genere – aggiunge Masiero – . Siamo in contatto con Officina Stellare che sta realizzando la struttura. Sappiamo che è stata già costruita la forcella e quasi tutta la parte ottica. Adesso stanno lavorando all’assemblaggio. Ci hanno riferito che il telescopio sarà pronto entro la prossima estate e, se ci riusciamo, contiamo di installarlo sulla cima di Monte Mufara entro l’anno, anche se per la piena operatività dovremo aspettare i primi mesi del 2020. È uno strumento molto delicato e pensiamo di farlo arrivare in elicottero, per poi scaricare tutti i pezzi a terra e montarlo”.

Il Wild field Mufara Telescope rappresenta, dunque, una tappa cruciale per l’osservatorio astronomico di Isnello, che in poco meno di tre anni, ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più importante nel panorama scientifico siciliano e non solo. Per non parlare delle tante attività divulgative rivolte alle scuole, con studenti che ormai arrivano da ogni parte d’Italia e anche d’Europa. “I primi anni sono stati di rodaggio e conoscenza del territorio – conclude il direttore del Gal Hassin – adesso finalmente stiamo iniziando a raccogliere i primi frutti anche sotto il profilo scientifico. Il nostro obiettivo è crescere ancora di più, diventando un centro di riferimento a livello internazionale”. Un desiderio a portata di mano con il favore delle stelle.
Il centro internazionale per le scienze astronomiche Gal Hassin è da poco entrato a far parte della rete mondiale riconosciuta dalla International Astronomical Union
di Giulio Giallombardo
Il cielo delle Madonie di notte è un continuo brulicare di stelle. Un nero mantello scintillante che avvolge le montagne, messo lì apposta per lasciarsi guardare. Lo sanno bene gli astrofisici del Gal Hassin, il Centro internazionale per le scienze astronomiche che si trova a Isnello, piccolo borgo del complesso montuoso del Palermitano. Inaugurato quasi tre anni fa, l’osservatorio sta diventando “grande”: è da poco entrato a far parte della rete mondiale di osservatori astronomici professionali e amatoriali, riconosciuti dalla International Astronomical Union, ente che unisce le società astronomiche del mondo e che assegna i nomi a stelle, pianeti, asteroidi e altri corpi celesti.

Il Minor Planet Center ha attribuito al Gal Hassin il codice L34 Mpc, che viene assegnato ai centri ritenuti affidabili per l’esecuzione di osservazioni e misure relativi ai corpi minori del Sistema Solare. Un riconoscimento importante che proietta l’osservatorio di Isnello, con il suo Galhassin Robotic Telescope, tra i centri di riferimento internazionali. Il Grt è un telescopio di 40 centimetri a grande campo, realizzato dalla Officina Stellare di Thiene, nel Vicentino: si tratta del più grande tra i 10 telescopi in dotazione al Gal Hassin, che viene utilizzato anche per didattica e divulgazione in occasione di visite e incontri con le scuole.
Si tratta di uno strumento ottimizzato per imprigionare immagini astronomiche e non per le osservazioni dirette. Essendo un telescopio a grande campo è in grado di studiare il cielo profondo, dunque oggetti molto lontani, come galassie, nebulose, detriti spaziali e asteroidi. “In questi anni abbiamo potenziato il telescopio migliorando l’ottica e sostituendo la camera ccd, così da poterlo sfruttare appieno anche e soprattutto per il lavoro di ricerca scientifica – spiega a Le Vie dei Tesori News, il direttore della Fondazione Gal Hassin, Sabrina Masiero – . Questo riconoscimento ci permette di inserire il nostro centro in una rete mondiale importante, ufficializzando la possibilità di monitorare e segnalare anche oggetti che possono essere pericolosi per la Terra, come asteroidi o detriti”.

Ma il pezzo forte che trasformerà le Madonie in un osservatorio unico al mondo è il telescopio che sarà installato in cima a Monte Mufara, a 1860 metri d’altezza. Si chiama Wild field Mufara Telescope (Wmt) e sorgerà accanto al FlyEye, “occhio di mosca”, dell’Agenzia spaziale europea. Lo strumento sarà alto circa due metri e mezzo e con uno specchio largo un metro e permetterà di osservare una porzione di cielo grande circa 28 volte la luna piena, una dimensione molto ampia di osservazione, che consentirà di monitorare oggetti che cambiano la luminosità e la loro posizione, come asteroidi, detriti e anche pianeti fuori dal Sistema solare. Il nuovo telescopio sarà controllato a distanza dalla stazione astronomica di contrada Mongerrati, poco distante da Insello.
“Si tratta di un prototipo mondiale, il primo del suo genere – aggiunge Masiero – . Siamo in contatto con Officina Stellare che sta realizzando la struttura. Sappiamo che è stata già costruita la forcella e quasi tutta la parte ottica. Adesso stanno lavorando all’assemblaggio. Ci hanno riferito che il telescopio sarà pronto entro la prossima estate e, se ci riusciamo, contiamo di installarlo sulla cima di Monte Mufara entro l’anno, anche se per la piena operatività dovremo aspettare i primi mesi del 2020. È uno strumento molto delicato e pensiamo di farlo arrivare in elicottero, per poi scaricare tutti i pezzi a terra e montarlo”.

Il Wild field Mufara Telescope rappresenta, dunque, una tappa cruciale per l’osservatorio astronomico di Isnello, che in poco meno di tre anni, ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più importante nel panorama scientifico siciliano e non solo. Per non parlare delle tante attività divulgative rivolte alle scuole, con studenti che ormai arrivano da ogni parte d’Italia e anche d’Europa. “I primi anni sono stati di rodaggio e conoscenza del territorio – conclude il direttore del Gal Hassin – adesso finalmente stiamo iniziando a raccogliere i primi frutti anche sotto il profilo scientifico. Il nostro obiettivo è crescere ancora di più, diventando un centro di riferimento a livello internazionale”. Un desiderio a portata di mano con il favore delle stelle.