Dopo il recupero dei prospetti, in arrivo lavori di adeguamento degli ambienti interni e sulle abrasioni che hanno colpito i decori pittorici
di Giulio Giallombardo
È uno dei simboli della Belle Époque palermitana, salvato miracolosamente dalla speculazione edilizia. Adesso, il Villino Basile, la casa-studio costruita dall’architetto per la sua famiglia, si prepara a una nuova fase di restauro. Dopo il recupero dei prospetti tornati al loro bianco originario, la Soprintendenza per i Beni culturali di Palermo, ha affidato i lavori di manutenzione e restauro pittorico e architettonico dell’edificio, per un importo complessivo di 60mila euro.

Si tratta di un intervento di completamento dei lavori svolti circa quattro anni fa, quando, oltre al prospetto, si portò a termine anche l’abbattimento delle barriere architettoniche per il piano rialzato, con il montaggio di una piattaforma elevatrice. “Ci occuperemo di ulteriori interventi di adeguamento degli ambienti interni, oltre al restauro delle piccole abrasioni che affliggono i decori pittorici”, spiega a Le Vie dei Tesori News, il soprintendente Lina Bellanca, che aggiunge: “All’interno dell’edificio, oltre al famoso tavolo da lavoro di Basile, custodiamo una biblioteca specialistica e l’archivio storico della sezione architettonica, spesso frequentato dagli studenti universitari. Abbiamo spesso visite guidate e chi vuole ammirare la palazzina può fare richiesta al nostro personale”.
Comprato negli anni ’50 del secolo scorso dalla Regione Siciliana, il Villino Ida (così chiamato in omaggio alla moglie dell’architetto, Ida Negrini), fu l’ultima residenza di Basile, recentemente battezzato “icona laica” della città dal Consiglio comunale. La palazzina, costruita nel 1903, si trova tra le vie Siracusa e Principe di Villafranca, e si distingue per eleganza, rigore formale e razionale suddivisione degli spazi interni. Sopra il portone d’accesso, spicca il pannello con il mosaico che riporta il motto “Dispar et unum”, riprendendo l’uso latino del motto all’ingresso, ma anche il simbolismo tipico dell’epoca.

Nel prospetto su via Villafranca, invece, svetta la torretta con pilastrini angolari e si intravede la copertura a falde con gli eleganti parafulmini in ferro battuto. All’interno, molti degli arredi originali, purtroppo sono stati venduti o dispersi, così sono rimaste poche tracce dell’originale decorazione pittorica delle sale principali. “Basile con la sua casa-studio, senza piglio dottrinario ed esente da radicalismi programmatici e dimostrativi – scrive Ettore Sessa, uno dei maggiori esperti dell’opera di Basile – affermava un’idea di pacata modernità conforme al suo rifuggire clamori ed eccessi. Con il villino Ida, di colpo, la nascente tendenza modernista palermitana, in particolare, e di riflesso la cultura architettonica italiana, più in generale, sembrarono accorciare le distanze con le più mature espressioni del modernismo internazionale”.
Dopo il recupero dei prospetti, in arrivo lavori di adeguamento degli ambienti interni e sulle abrasioni che hanno colpito i decori pittorici
di Giulio Giallombardo
È uno dei simboli della Belle Époque palermitana, salvato miracolosamente dalla speculazione edilizia. Adesso, il Villino Basile, la casa-studio costruita dall’architetto per la sua famiglia, si prepara a una nuova fase di restauro. Dopo il recupero dei prospetti tornati al loro bianco originario, la Soprintendenza per i Beni culturali di Palermo, ha affidato i lavori di manutenzione e restauro pittorico e architettonico dell’edificio, per un importo complessivo di 60mila euro.

Si tratta di un intervento di completamento dei lavori svolti circa quattro anni fa, quando, oltre al prospetto, si portò a termine anche l’abbattimento delle barriere architettoniche per il piano rialzato, con il montaggio di una piattaforma elevatrice. “Ci occuperemo di ulteriori interventi di adeguamento degli ambienti interni, oltre al restauro delle piccole abrasioni che affliggono i decori pittorici”, spiega a Le Vie dei Tesori News, il soprintendente Lina Bellanca, che aggiunge: “All’interno dell’edificio, oltre al famoso tavolo da lavoro di Basile, custodiamo una biblioteca specialistica e l’archivio storico della sezione architettonica, spesso frequentato dagli studenti universitari. Abbiamo spesso visite guidate e chi vuole ammirare la palazzina può fare richiesta al nostro personale”.
Comprato negli anni ’50 del secolo scorso dalla Regione Siciliana, il Villino Ida (così chiamato in omaggio alla moglie dell’architetto, Ida Negrini), fu l’ultima residenza di Basile, recentemente battezzato “icona laica” della città dal Consiglio comunale. La palazzina, costruita nel 1903, si trova tra le vie Siracusa e Principe di Villafranca, e si distingue per eleganza, rigore formale e razionale suddivisione degli spazi interni. Sopra il portone d’accesso, spicca il pannello con il mosaico che riporta il motto “Dispar et unum”, riprendendo l’uso latino del motto all’ingresso, ma anche il simbolismo tipico dell’epoca.

Nel prospetto su via Villafranca, invece, svetta la torretta con pilastrini angolari e si intravede la copertura a falde con gli eleganti parafulmini in ferro battuto. All’interno, molti degli arredi originali, purtroppo sono stati venduti o dispersi, così sono rimaste poche tracce dell’originale decorazione pittorica delle sale principali. “Basile con la sua casa-studio, senza piglio dottrinario ed esente da radicalismi programmatici e dimostrativi – scrive Ettore Sessa, uno dei maggiori esperti dell’opera di Basile – affermava un’idea di pacata modernità conforme al suo rifuggire clamori ed eccessi. Con il villino Ida, di colpo, la nascente tendenza modernista palermitana, in particolare, e di riflesso la cultura architettonica italiana, più in generale, sembrarono accorciare le distanze con le più mature espressioni del modernismo internazionale”.