Nicolò Stabile: il centro del mondo? Gibellina

Intellettuale eclettico, produttore teatrale, per undici anni ha girato l’Europa lavorando anche con Thierry Salmon, poi è tornato nella sua martoriata 

di Chiara Dino

L’incipit è dolce: “Invecchiare è sempre un privilegio” dice Nicolò Stabile. Non che sia vecchio, ha 52 anni, ma ha vissuto come un gatto, tante vite. Via dalla Sicilia nel 1989, di nuovo in Sicilia nel 2000. Una Sicilia che è mondo: Gibellina, cuore del terremoto in Belìce del’68 e dunque cuore di un progetto visionario: quello di Ludovico Corrao, geniale e controverso sindaco (dal 1970 al 1994) della città del Cretto di Burri, delle Orestiadi e di decine di progetti culturali. Precisare i luoghi dei suoi natali non è un dettaglio secondario, perché tutta la vita di Nicolò, compresa la scelta di lasciare la Sicilia ma in fondo di non lasciarla mai, si spiega con queste parole: “Sono nato nella città del terremoto, ho vissuto l’esperienza delle baracche e il sogno di Corrao. E oggi sono tornato qui per cercare di dare compimento a quel sogno”.

Nel cinquantesimo dal terremoto, con un piano di restauro del Cretto in corso, Nicolò fa base a Gibellina da dove ha mobilitato un gruppo di intellettuali, da Bob Wilson a Renzo Piano, perché la sua città dia pienezza all’intento primigenio di Burri: che quell’opera – un sudario di cemento steso sui ruderi, ispirato al sistema viario e urbanistico della città distrutta – immaginava dovesse interagire con la gente. “Sto lavorando perché ogni anno la popolazione del mio paese si occupi della manutenzione del Cretto, imbiancandolo, puntellandolo.

Un lavoro di riappropriazione della memoria, un modo di elaborare quel lutto in cui credo molto”. Negli undici anni in cui è stato via Nicolò ha in fondo preparato tutto ciò: è stato prima a Roma “per studiare arte contemporanea”. Poi a Bruxelles: “Un ritorno dopo l’Erasmus che si è prolungato per anni durante i quali ho lavorato come traduttore, promotore anche in Italia di “Anversa capitale della Cultura”, produttore anche di Thierry Salmon che avevo incontrato a Gibellina nell’88 per “Le Troiane”. Con Thierry ho lavorato sino alla sua morte, abbiamo anche portato il suo lavoro ai cantieri della Zisa a Palermo, aprendo il primo capannone del comprensorio. Poi c’è stato il rientro a Gibellina, da dove facevo il produttore per altri artisti, quindi il rientro in Italia”. Parentesi romana da 2006 al 2010 e quindi di nuovo a Gibellina dove lavora sul Cretto ma non solo: “Sto facendo una ricerca sulla Sicilia occidentale”. Diventerà un atlante di quel territorio bellissimo.

Foto Olivier Metzger

Nicolò Stabile: il centro del mondo? Gibellina

di Chiara Dino

L’incipit è dolce: “Invecchiare è sempre un privilegio” dice Nicolò Stabile. Non che sia vecchio, ha 52 anni, ma ha vissuto come un gatto, tante vite. Via dalla Sicilia nel 1989, di nuovo in Sicilia nel 2000. Una Sicilia che è mondo: Gibellina, cuore del terremoto in Belìce del’68 e dunque cuore di un progetto visionario: quello di Ludovico Corrao, geniale e controverso sindaco (dal 1970 al 1994) della città del Cretto di Burri, delle Orestiadi e di decine di progetti culturali. Precisare i luoghi dei suoi natali non è un dettaglio secondario, perché tutta la vita di Nicolò, compresa la scelta di lasciare la Sicilia ma in fondo di non lasciarla mai, si spiega con queste parole: “Sono nato nella città del terremoto, ho vissuto l’esperienza delle baracche e il sogno di Corrao. E oggi sono tornato qui per cercare di dare compimento a quel sogno”.

Nel cinquantesimo dal terremoto, con un piano di restauro del Cretto in corso, Nicolò fa base a Gibellina da dove ha mobilitato un gruppo di intellettuali, da Bob Wilson a Renzo Piano, perché la sua città dia pienezza all’intento primigenio di Burri: che quell’opera – un sudario di cemento steso sui ruderi, ispirato al sistema viario e urbanistico della città distrutta – immaginava dovesse interagire con la gente. “Sto lavorando perché ogni anno la popolazione del mio paese si occupi della manutenzione del Cretto, imbiancandolo, puntellandolo.

Un lavoro di riappropriazione della memoria, un modo di elaborare quel lutto in cui credo molto”. Negli undici anni in cui è stato via Nicolò ha in fondo preparato tutto ciò: è stato prima a Roma “per studiare arte contemporanea”. Poi a Bruxelles: “Un ritorno dopo l’Erasmus che si è prolungato per anni durante i quali ho lavorato come traduttore, promotore anche in Italia di “Anversa capitale della Cultura”, produttore anche di Thierry Salmon che avevo incontrato a Gibellina nell’88 per “Le Troiane”. Con Thierry ho lavorato sino alla sua morte, abbiamo anche portato il suo lavoro ai cantieri della Zisa a Palermo, aprendo il primo capannone del comprensorio. Poi c’è stato il rientro a Gibellina, da dove facevo il produttore per altri artisti, quindi il rientro in Italia”. Parentesi romana da 2006 al 2010 e quindi di nuovo a Gibellina dove lavora sul Cretto ma non solo: “Sto facendo una ricerca sulla Sicilia occidentale”. Diventerà un atlante di quel territorio bellissimo.

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