Nasce il Fondo Quatriglio, un patrimonio di libri in dono alla Sicilia

Un enorme archivio di volumi, articoli, documenti raccolti dal giornalista e scrittore in settant’anni di carriera, donati dalla figlia alla Biblioteca regionale di Palermo

di Guido Fiorito

L’archivio del giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio, scomparso nel 2018 all’età di 89 anni, entra a far parte del patrimonio pubblico. La figlia Costanza, affermata regista, lo ha donato alla Biblioteca centrale regionale “Bombace” di Palermo, di via Vittorio Emanuele, in modo che sia consultabile da tutti gli studiosi. Un tesoro che Quatriglio, firma prestigiosa del Giornale di Sicilia e autore di decine di libri, in settant’anni di carriera, aveva raccolto e sistemato con cura.

Un momento della presentazione

Si tratta di quasi diecimila volumi, tra cui opere dal Cinquecento al Settecento, con libri d’arte fuori commercio, spesso impreziositi dalle dediche degli autori e da disegni di pittori. A questi si aggiungono fascicoli tematici, articoli, cataloghi di mostre, documenti e materiale archivistico di grande interesse. Per esempio un carteggio durato vent’anni con Giuseppe Prezzolini che gli chiedeva notizie della Sicilia. Quatriglio, documentava ogni suo articolo, per cui vi sono fotografie, videocassette, con la voce di personaggi di primo piano intervistati come Carlo Levi, e anche film in formato 8 millimetri.  Testimonianze e documenti relativi a protagonisti come Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Renato Guttuso, Emilio Greco, Pietro Consagra, Ignazio Buttitta, Antonio Uccello e Denis Mack Smith, autore di una discussa storia della Sicilia, e tanti altri.

“È stato Quatriglio – ha ricordato Franco Nicastro, nella presentazione del lascito in Biblioteca, tracciando il profilo umano dell’amico e collega – a riconoscere per primo i graffiti dei condannati dell’Inquisizione nelle celle dello Steri e a portarvi Sciascia nel 1964, come testimonia il libro Urla senza suono”.

Al centro Costanza Quatriglio con le archiviste

Riemerge la figura di Quatriglio, che aveva molto viaggiato e scritto reportage, dai paesi del blocco sovietico, quando si passava bendati il confine verso Berlino Est, fino al Medio Oriente e agli Stati Uniti dove aveva intervistato Enrico Fermi. “Faceva tutto con sguardo moderno – ha detto la figlia Costanza – unendo al testo le fotografie che scattava sul campo, con molta attenzione alle fonti e rigore metodologico. Con l’intervento prezioso di bibliotecari e archivisti abbiamo impiegato sei mesi a catalogare il materiale, che viene offerto alla collettività così come mio padre destinava le sue ricerche ai lettori”. Tra le carte della conquista araba della Sicilia si trovano foto scattate a Susa in Tunisia, sul retro la scritta: “Da qui salparono nell’827 i conquistatori della Sicilia”.

A febbraio il fondo Quatriglio era stato giudicato di “interesse culturale” dalla Soprintendenza archivistica. “Un prezioso patrimonio, utile e comprendere meglio la Sicilia”, è il giudizio dell’assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà. “Un patrimonio che colma un vuoto – aggiunge Carlo Pastena, direttore della Biblioteca centrale – perché i nostri archivi sono carenti negli anni del Dopoguerra, quando non c’era obbligo di dare una copia in biblioteca. In particolare sono rare alcune opere relative ai comuni siciliani, a mostre, a Guttuso e ad altri artisti siciliani. Stiamo inserendo i libri del fondo nel catalogo nazionale e tra poco saranno disponibili. Per i documenti servirà del tempo in più”.

La presentazione del Fondo Quatriglio alla Biblioteca Bombace

Su questo aspetto si è soffermato Marco Romano, direttore responsabile del Giornale di Sicilia, il quotidiano che aveva assunto il giovane Quatriglio nel 1944: “Una donazione che è una sfida alle istituzioni e alla burocrazia, perché questo materiale non deve essere posteggiato in qualche magazzino-sarcofago ma tutti devono poterlo liberamente consultare”. “Chi leggerà il materiale di questo archivio – conclude Costanza Quatriglio – sarà colpito dalla convinzione che traspare fin dai primi articoli che non sia possibile conoscere la storia dell’Europa se non si conosce quella della Sicilia e viceversa. Ogni documento rimanda ad altri, fili tessuti con l’allegria della ricerca e gusto per i dettagli”.

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