Inaugurata a Palermo, nella Sala delle Verifiche dello Steri, una mostra dedicata a Luigi Epifanio, protagonista della ricostruzione della città negli anni ’50 e artista raffinato
di Giulio Giallombardo

La Sicilia dei borghi rurali, i volti scavati dei campieri, la luce delicata del paesaggio. È il ritratto di un paradiso perduto che sopravvive ancora, se si hanno occhi per guardarlo. È il mondo figurativo di Luigi Epifanio, dove il prolifico architetto convive con l’artista: due anime che si completano, specchiandosi l’una nell’altra. Una complessità restituita dalla mostra “Luigi Epifanio architetto e i suoi cammini siciliani”, inaugurata ieri nella Sala delle Verifiche del complesso monumentale dello Steri di Palermo.

Un allestimento curato, compendio dell’esperienza professionale e artistica dell’architetto nato a Monreale nel 1898, che divenne assistente del suo maestro Ernesto Basile. Una vita che attraversa quasi un secolo, protagonista a partire dagli anni ’20 e nel periodo della ricostruzione di una stagione in cui Palermo ha cambiato volto. È Epifanio ad avere progettato nel 1927, insieme a Giovan Battista Santangelo, il quartiere Matteotti, piccola città giardino destinata ai ferrovieri, oggi zona residenziale alle spalle di via Libertà.

Docente di architettura all’Accademia di Belle Arti di Palermo, alla Facoltà di ingegneria e in quella di architettura, negli anni ’50 fa parte della commissione del piano di ricostruzione del Comune di Palermo. Suoi sono i quartieri Ina-Casa in via Pitrè e all’Arenella, ma anche a Trapani, Catania, Messina e nell’Agrigentino. Progetta tantissime zone della “nuova” Palermo: via Principe di Palagonia, Tasca Lanza, Santa Rosalia, Bonvicino, Borgo Ulivia, Borgo Nuovo e Villaggio Ruffini. Si occupa anche di restauro architettonico, come nella chiesa di San Domenico, i primi interventi nel castello medievale di Caccamo e il recupero dei mosaici della cattedrale di Monreale.
Accanto ai disegni e ai progetti dell’architetto, con alcune tavole, appunti e pubblicazioni, il vero cuore della mostra è l’Epifanio pittore, che ritrae un mondo privato fatto di affetti, paesaggi rurali e luoghi del cuore. Impalpabili acquerelli ritraggono scorci della Sicilia interna, come Ficuzza e Rocca Busambra, le montagne di Monreale e quelle di Altofonte. Ma ci sono anche oli, matite, tempere, tutte tecniche che Epifanio governa con mano sapiente: dagli autoritratti ai ritratti della moglie, fino a scorci noti di Palermo, come la cupola del Carmine Maggiore a Ballarò, le absidi di San Domenico, Mondello e la tonnara di Vergine Maria.

“Questa mostra si fonda sul desiderio di far conoscere questo patrimonio e di illuminare contemporaneamente l’interesse pionieristico per il paesaggio rurale e per le architetture minori siciliane”, affermano le curatrici Maria Giuffrè e Paola Barbera. “Da solo o in compagnia di amici e colleghi, Luigi Epifanio percorre instancabilmente le strade più interne e meno battute della nostra Isola, – proseguono le curatrici – lontano dalle città e dai luoghi più noti, e si ferma per raffigurare vedute di paesaggi nei quali si incastonano piccole architetture rurali o per annotare con schizzi veloci le composizioni volumetriche delle case di contadini e pescatori”.

Secondo il rettore Massimo Midiri, presente all’inaugurazione della mostra, organizzata dall’Università degli Studi di Palermo e dal Sistema Museale d’Ateneo, “la vita e l’opera di Epifanio sono l’esempio di come l’Università da sempre si sia avvalsa della collaborazione delle personalità più brillanti e poliedriche espresse dal territorio e di come in ogni epoca abbia messo a disposizione dello stesso territorio le sue risorse migliori, con la passione e la cura che tuttora la caratterizzano”.

La mostra, allestita da Maria Carla Lenzo, con il coordinamento, tra gli altri, di Maria Concetta Di Natale e Paolo Inglese, direttore del Simua, prosegue fino al prossimo 30 giugno. “Finalmente, dopo gli anni difficili della pandemia, – sottolinea Inglese – riprende il cammino del Simua per la valorizzazione della Sala delle Verifiche, come sala espositiva principale del complesso monumentale dello Steri. Continuiamo, quindi, ad approfondire e ampliare la funzione museale e culturale del palazzo, in piena sintonia con la prescrizione della concessione di comodato che lo consegnò al nostro Ateneo e con la missione di divulgazione scientifica e culturale che ci è propria”.
(Foto Giulio Giallombardo)