La Venere lilibetana torna in mostra al Museo di Marsala

Dopo più di un anno, pronto il nuovo allestimento della preziosa statua, che era stata rimossa a causa di problemi al piano pavimentale della teca

di Redazione

Mancava da oltre un anno, ma adesso la Venere è tornata al Museo Lilibeo di Marsala. La statua in marmo greco di Paros era stata rimossa a causa di problemi al piano pavimentale della teca, adesso il nuovo allestimento ne migliora l’esposizione, valorizzando il “guscio” che l’architetto Franco Minissi aveva progettato per il Museo nel 1986 e che accolse per un breve periodo anche l’Auriga di Mozia.

La statua al momento del ritrovamento

L’opera, che raffigura Venere secondo l’iconografia dell’Afrodite pudica, è stata rinvenuta nel 2005 nell’area archeologica vicino alla chiesa di San Giovanni al Boeo, in occasione degli scavi diretti dell’archeologa Rossella Giglio. Si tratta di una copia romana del II secolo dopo Cristo, ispirata a un originale ellenistico di scuola microasiatica molto apprezzato nell’Impero, specialmente in contesti architettonici che prevedevano la presenza dell’acqua, come i ninfei.

La Venere Lilibetana

Nel settembre del 2005 la statua è stata esposta a Trapani in occasione dell’America’s Cup, nella Mostra “L’isola del mito”. A gennaio 2008, la Venere è andata in esposizione a Bonn per la Mostra “Sicilia. Impronte del mito da Ulisse a Garibaldi” al Kunst und Ausstellungshalle der BDR dove, con ampia risonanza mediatica, è stata rimessa in piedi con piedistalli di acciaio realizzati dalle maestranze di quel museo. Ritornata a Marsala, la statua è rimasta esposta nel Museo Lilibeo fino all’inverno dello scorso anno. Adesso, su impulso dell’assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, i problemi strutturali sono stati risolti e la scultura è finalmente tornata nella sua sede naturale per essere ammirata dai visitatori.

Baglio Anselmi a Marsala

“Il ritorno in mostra della Venere, che accoglie i visitatori nel percorso espositivo all’interno del Museo Lilibeo – sottolinea Samonà – rappresenta simbolicamente la rinascita della bellezza che accompagna quella ‘primavera dell’archeologia’ che negli ultimi tempi sta facendo rifiorire i parchi archeologici e i musei della Sicilia. È una statua di particolare importanza che fino ad ora non è stata valorizzata per come si dovrebbe, ma che merita di essere conosciuta e ammirata da tutti, motivo per cui il suo ‘ritorno’ è un momento importante di rilancio dell’offerta culturale del museo”.

“La rappresentazione della dea seminuda – precisa Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco archeologico Lilibeo-Marsala – è caratterizzata da un finto pudore e da una sensualità che la rendono simile ad una donna più che ad una divinità, come ha evidenziato Guy De Maupassant ammirando la Landolina di Siracusa che appartiene allo stesso tipo iconografico, una variante della Venere marina. La statua, per la sua bellezza è uno dei pezzi più pregiati del nostro museo e la sua esposizione è un elemento di grande attrattiva per il museo”.

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