La Traviata torna al Teatro Massimo di Palermo

Sul podio Carlo Goldstein con un cast internazionale di cui fanno parte il soprano Nino Machaidze, il tenore Saimir Pirgu e il baritono Roberto Frontali. La regia è firmata da Mario Pontiggia. Repliche fino al 24 gennaio

di Redazione

Una scena de La traviata (foto Rosellina Garbo)

L’immortale storia d’amore di Violetta e Alfredo torna al Teatro Massimo di Palermo dal 17 al 24 gennaio con La traviata di Giuseppe Verdi. Le sette recite che impegnano Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro sono affidate alla bacchetta del direttore Carlo Goldstein coadiuvato dal maestro del Coro Salvatore Punturo e dal direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau. Francesco Zito e Antonella Conte firmano le eleganti scenografie e i costumi, realizzati nei laboratori scenografici e nella sartoria del Teatro Massimo e ispirati agli anni d’oro della Palermo del Liberty e dei Florio. Le luci sono di Bruno Ciulli. Coreografie di Gaetano La Mantia.

A interpretare la coraggiosa e “sempre libera” protagonista dell’opera, Violetta Valery, è il soprano georgiano Nino Machaidze, che si alterna nelle recite successive con una beniamina del pubblico palermitano Jessica Nuccio (18, 19, 21), mentre Germont è il baritono Roberto Frontali e in replica Francesco Vultaggio (18, 19, 21, 24). L’amato Alfredo è Saimir Pirgu e nel corso delle sette repliche Giulio Pelligra (19, 24) e Alessandro Scotto Di Luzio (18, 21).

Il palchi del Teatro Massimo (foto Rosellina Garbo)

Completano il cast Tonia Langella (Flora),  Blagoj Nacoski (Gastone), Italo Proferisce (Il Barone Douphol), Luciano Roberti (Il marchese d’Obigny), Andrea Comelli (Il dottor Grenvil), Francesca Manzo (Annina), Alfio Vacanti e Carlo Morgante (Giuseppe), Antonio Barbagallo ed Enrico Cossutta (Un domestico di Flora / Un commissionario), Francesca Davoli e Lucia Ermetto (Zingarella), Michele Morelli e Diego Millesimo (Matador).

Opera di grande lirismo, La traviata con Rigoletto e Il trovatore, compone la cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi e dopo un clamoroso “fiasco” al debutto a Venezia nel 1853 ha raccolto, nei suoi 170 anni di vita, trionfi e consensi in tutti i teatri del mondo ed è considerata ai vertici di tutta la produzione verdiana. Ancora oggi commuove anche il più disincantato degli ascoltatori e ha una fortissima presa sul pubblico.

Il libretto di Francesco Maria Piave, intitolato inizialmente “Amore e morte” e poi modificato in La traviata, racconta il dramma della contrapposizione tra la libertà di amare e le rigide e mortifere convenzioni sociali che non contemplano la passione. Nell’opera le vicende della vita vera di Marie Duplessis (la cortigiana parigina che ispirò Dumas) danno vita, trasfigurate, al personaggio romantico di Violetta Valery, donna generosa e anticonformista che decide di sacrificare il suo amore in favore dell’onore di Alfredo e della sua famiglia dopo avere sfidato la morale benpensante della società borghese del tempo.

Il Teatro Massimo di Palermo

“La traviata” è anche la storia più autobiografica di Verdi: nei contrasti tra Alfredo e il padre si ritrovano quelli tra il compositore e il suocero Antonio Barezzi, padre della prima moglie di Verdi, che fu sempre una vera figura paterna per il musicista. La lettera di risposta di Verdi al suocero, preoccupato dai pettegolezzi che giravano a Busseto sulla sua relazione con il soprano Giuseppina Strepponi, contiene già in nuce tutta la vicenda della “Traviata”: una donna dal passato non limpido – Giuseppina aveva due figli da una precedente relazione – e un uomo dal promettente futuro che vivono, tentando di sfuggire al mondo, lontano da tutti. Diversamente dalla sorte di Violetta, quella di Giuseppina Strepponi fu più felice: non le furono risparmiati i tormenti della gelosia, ma per Verdi rimase comunque fino alla morte una indispensabile compagna affettuosa e intelligente.

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