La sinagoga di Palermo mai aperta in attesa del restauro

L’oratorio di Santa Maria del Sabato, affidato in comodato d’uso dall’Arcidiocesi alla comunità ebraica della città, avrebbe bisogno di lavori di adeguamento, ma si cercano i fondi necessari per gli interventi. Intanto, però, lo spazio resta chiuso

di Giulio Giallombardo

La diaspora non è ancora finita. È passato più di un anno dalla firma dell’accordo per trasformare in sinagoga l’oratorio di Santa Maria del Sabato, affidato dall’Arcidiocesi di Palermo in comodato d’uso alla sezione cittadina della Comunità ebraica di Napoli. Lo spazio, situato nell’antica piazza della Meschita, tra via Maqueda e via Roma, è però ancora chiuso. Dopo l’ultimo nullaosta della Soprintendenza, arrivato lo scorso agosto, si è concluso l’iter burocratico della concessione, ma l’oratorio, per essere aperto definitivamente al pubblico e trasformato in sinagoga, avrebbe prima bisogno di alcuni lavori di manutenzione e adattamento per la nuova destinazione d’uso.

L’interno dell’oratorio di Santa Maria del Sabato

L’ostacolo, dunque, è adesso di natura economica, dal momento che la comunità ebraica di Palermo non ha i fondi sufficienti per occuparsi degli interventi necessari. In passato, la Soprintendenza aveva già eseguito dei lavori di consolidamento e rifacimento del soffitto, ma l’oratorio non si trova oggi nelle condizioni di poter essere aperto nello stato in cui si trova. “Stiamo cercando di organizzare una raccolta fondi contattando anche le associazioni ebraiche sparse nel mondo – ha detto a Le Vie dei Tesori News, Evelyne Aouate, presidente dell’Istituto siciliano di studi ebraici – , noi siamo una piccolissima comunità e da soli non possiamo sobbarcarci i costi del restauro. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale di Palermo possa attivarsi per darci una mano, come in più occasioni è stato promesso. Mi piacerebbe che la città partecipasse alla realizzazione di questo progetto, a testimonianza del rifiuto della cacciata degli ebrei da parte dei reali spagnoli Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia”.

La speranza è quella di poter accedere a finanziamenti pubblici o donazioni private per realizzare lavori, comunque, non strutturali, ma di adeguamento. Nel frattempo, rimane l’importante gesto ecumenico da parte dell’Arcidiocesi che all’inizio del 2017 aveva annunciato la concessione, con cui di fatto viene sancito il ritorno del culto ebraico in città, dopo oltre 500 anni. “È con grande gioia – aveva affermato l’arcivescovo Corrado Lorefice – che rispondiamo alla richiesta della comunità ebraica di Palermo. La chiesa di Santa Maria del Sabato, da tempo inutilizzata per le celebrazioni liturgiche, ci è sembrata particolarmente significativa per il riferimento allo shabbat. Stiamo cogliendo, in questo momento storico i frutti di un sincero cammino di dialogo e di cordiale amicizia”.

L’insegna multilingue di vicolo Meschita

E non è un caso che la scelta sia caduta proprio sul secentesco oratorio di Santa Maria delle Grazie, detto del Sabato, che sorge nell’area un tempo occupata dagli antichi borghi ebraici della Guzzetta e della Meschita. Il portale d’ingresso appare superando un arco che si affaccia sulla via dei Calderai, nei pressi della chiesa di San Nicolò da Tolentino, nel cuore dell’antico quartiere dove un tempo sorgeva la grande sinagoga. La chiesa, decorata a stucco nel 1740 da Procopio Serpotta, è stata temporaneamente riaperta in occasione della biennale d’arte Manifesta 12 e del festival Le Vie dei Tesori, ma la speranza adesso è che il ner tamìd, la “lampada eterna” del culto ebraico, possa tornare ad accendersi prima possibile.

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di Giulio Giallombardo

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L’interno dell’oratorio di Santa Maria del Sabato

L’ostacolo, dunque, è adesso di natura economica, dal momento che la comunità ebraica di Palermo non ha i fondi sufficienti per occuparsi degli interventi necessari. In passato, la Soprintendenza aveva già eseguito dei lavori di consolidamento e rifacimento del soffitto, ma l’oratorio non si trova oggi nelle condizioni di poter essere aperto nello stato in cui si trova. “Stiamo cercando di organizzare una raccolta fondi contattando anche le associazioni ebraiche sparse nel mondo – ha detto a Le Vie dei Tesori News, Evelyne Aouate, presidente dell’Istituto siciliano di studi ebraici – , noi siamo una piccolissima comunità e da soli non possiamo sobbarcarci i costi del restauro. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale di Palermo possa attivarsi per darci una mano, come in più occasioni è stato promesso. Mi piacerebbe che la città partecipasse alla realizzazione di questo progetto, a testimonianza del rifiuto della cacciata degli ebrei da parte dei reali spagnoli Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia”.

La speranza è quella di poter accedere a finanziamenti pubblici o donazioni private per realizzare lavori, comunque, non strutturali, ma di adeguamento. Nel frattempo, rimane l’importante gesto ecumenico da parte dell’Arcidiocesi che all’inizio del 2017 aveva annunciato la concessione, con cui di fatto viene sancito il ritorno del culto ebraico in città, dopo oltre 500 anni. “È con grande gioia – aveva affermato l’arcivescovo Corrado Lorefice – che rispondiamo alla richiesta della comunità ebraica di Palermo. La chiesa di Santa Maria del Sabato, da tempo inutilizzata per le celebrazioni liturgiche, ci è sembrata particolarmente significativa per il riferimento allo shabbat. Stiamo cogliendo, in questo momento storico i frutti di un sincero cammino di dialogo e di cordiale amicizia”.

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