La Sicilia prima dei greci: una storia scritta sulle rocce

Presentati i risultati di una ricerca durata alcuni anni sui siti rupestri nella Valle dell’Alcantara, monumenti e testimonianze tutte da scoprire

di Guido Fiorito

Com’era la Sicilia prima dell’arrivo dei greci? Una risposta cerca di darla anche la archeoastronomia, ovvero la scienza che ricostruisce le conoscenze delle popolazioni antiche attraverso il loro sapere astronomico, utilizzando l’allineamento degli edifici o dei monumenti funerari da loro costruiti. Un precursore è stato Sebastiano Tusa che cercò e ottenne l’aiuto degli astrofisici per sapere di più sui sesi, tombe megalitiche di cinquemila anni fa di Pantelleria o di altre tombe a pozzetto dell’età del rame o a grotticelle come quelle di Pantalica dell’età del bronzo antico. Scoprendo che erano allineate ad est, ovvero dove sorge il sole, o a sud con il sole allo zenith.

Ricerche nel Tempio della Concordia di Agrigento

L’argomento è stato al centro di un incontro per la rassegna “Comunicare l’antico”, organizzata dal Parco archeologico di Naxos Taormina, in collaborazione con NaxosLegge e Fulvia Toscano, in occasione delle manifestazioni della prima domenica del mese, in cui l’ingresso è gratuito. Al Museo di Naxos hanno parlato l’archeologo Massimo Cultraro e l’astrofisico Andrea Orlando che si è dedicato all’archeoastronomia. Orlando ha riferito i risultati di una ricerca durata alcuni anni sui siti rupestri nella Valle dell’Alcantara.

Palmento rupestre nella Valle dell’Alcantara (foto Emilio Messina)

Monumenti e resti poco conosciuti e in certi casi nemmeno tutelati dai vincoli della Soprintendenza. Una ricerca condotta con la collaborazione di Francesco Calabrese, una guida naturalistica che conosce bene i luoghi, e il fotografo e digital artist Emilio Messina. Un risultato interessante riguarda i palmenti rupestri. Si tratta di due vasche collegate da un foro, con le quali si realizzava il vino in antichità. Nella prima l’uva veniva versata, pigiata e fatta riposare; nella seconda, più bassa, il mosto defluiva per fermentare. “Già Davide Tanasi, archeologo siciliano dell’università di Tampa – dice Orlando – aveva trovato con indagini di paleobotanica tracce di vino dell’età del rame, 3000-4000 anni avanti Cristo, in una grotta del monte Kronio, vicino Sciacca. Così i palmenti rupestri della valle dell’Alcantara mostrano che il vino era diffuso tra le popolazioni antecedenti la venuta dei greci. Infatti, con confronti dal punto di vista morfologico, possono essere collegati al bronzo medio, 1500-800 avanti Cristo, cioè antecedenti all’arrivo dei coloni calcidesi a Nazos del 734. Questi siti e palmenti, oggi sconosciuti spesso anche agli abitanti della zona, potranno far parte di itinerari in modo da renderli fruibili a tutti. Alcuni ricadono in proprietà private”.

Tomba a Thapsos

Gli studi di Orlando hanno interessato anche altri luoghi siciliani. “A Thapsos, nel comune di Priolo Gargallo, le tombe della necropoli sono al settanta per cento orientate verso est e il punto in cui sorge il sole. Le rocce megalitiche dell’Argimusco, sopra Montalbano Elicona, sono di origine naturale, ma si tratta di un luogo frequentato sin dall’antichità. I primi abitanti poterono osservare come il sole sorgesse ad est proprio sulla Rocca Salvatesta, oggi vicino di Novara di Sicilia nei giorni dell’equinozio, ovvero il 21 di marzo e di settembre. Le popolazioni preistoriche l’usavano quindi come un calendario naturale per sapere quando arrivava una certa stagione per ragioni legate all’agricoltura e alla religione”.

Nella foto grande in alto, tombe rupestri di Mojo nella Valle dell’Alcantara (foto Emilio Messina)

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