La Palermo che non c’è più rivive nel museo delle cartoline

Inaugurato a Palazzo Tarallo, ospita la collezione di Giulio Perricone, presidente dell’Unione filatelica siciliana. Donate al Comune 6.500 immagini dal 1890 al 1940

di Guido Fiorito

Cartoline, gentile testimonianza di un mondo che non è più. Un rettangolo di cartoncino illustrato che racconta vecchie storie. Potete apprezzarle come testimonianza di epoche lontane, dal punto di vista estetico oppure per i contenuti. Se il tema è una città, il suo passato potrà rivivere miracolosamente. Queste sensazioni si possono provare al Museo della cartolina d’epoca di Palermo, appena inaugurato a Palazzo Tarallo di Ferla – Cottone d’Altamira, in via delle Pergole 74, vicino a Porta Sant’Agata, nel cuore dell’Albergheria. L’edificio, comprato dal Comune circa quarant’anni fa, è anche la seconda sede del museo Pitrè e ne ospita la biblioteca etnografica.

Giulio Perricone

I collezionisti si dividono in due categorie: gli accumulatori feticisti e gli studiosi ricostruttori del passato. A questa seconda preziosa categoria appartiene Giulio Perricone che, donando al Comune 6.500 cartoline dal 1890 al 1940 della sua straordinaria collezione, ha dato vita al museo. Cartoline che furono studiate insieme a Rosario La Duca che comprese il loro valore documentario per la storia della città. “Le cartoline – dice Perricone, tra l’altro presidente dell’Unione filatelica siciliana – sono andate in pensione da qualche decennio. Oggi si manda una foto in tempo reale dal telefonino. Ma quante cose possono raccontarci!”.

Cartolina del 1890, la pià antica della collezione

La cartolina che riguarda Palermo con la data più antica porta un bollo del 22 aprile 1890 e viaggiò da Amalfi a Londra con l’effige della Zisa. Nella prima stanza si trovano delle bacheche con cartoline scelte da Pitrè e stampate dall’editore Sandron. Poi si passa la porta del museo vero e proprio dove tre grandi bacheche magiche contengono centinaia di cartoline, tra espositori e cassetti. La visita merita tempo e attenzione, perché ogni cartolina può contenere sorprese e particolari affascinanti. Per esempio, un allevamento di struzzi alla Favorita che serviva ad inizio Novecento a rifornire il boa o il cappello delle signore alla moda. Altre raffigurano mestieri scomparsi, dal venditore di latte fresco con mucca al seguito, all’acquaiolo fino ai mercanti di fichi d’India.

 

Affascina la sezione dedicata agli alberghi storici cittadini, da Ville Igiea all’Hotel et des Palmes raffigurato anche quando non esisteva via Roma. I ristoranti, da quello della Favorita che sorgeva in via Leoni fino a quelli più recenti come Renato e Spanò. Cartoline di giornali e riviste oppure dedicate a manifestazioni come l’Esposizione nazionale del 1891-92.

Primo congresso radicale siciliano 1904

Cartoline-caricature di disegnatori come Giuseppe Rosselli in arte Cimabuco e Umberto La Torre che si firma Scopa. Raffigurano i personaggi più noti della città del tempo, in testa Franca e Vincenzo Florio. La storia dei produttori locali, come i Bargi, Verderosa, Randazzo, e aziende come le edizioni Ritcher che inserivano Palermo nel loro catalogo che comprendeva tutta Italia. E ancora, grandi illustratori come Boccasile.

Interno del museo

Una sezione è dedicata alle cartoline militari, ogni reparto o battaglione aveva la sua. Vi sono curiosità come cartoline lunghe 40 centimetri e alte 9, in modo da contenere interi paesaggi palermitani, o quelle definite “gigantesche”, 35 centimetri per 25. Si spedivano e arrivavano a destinazione come quelle più piccole.

Gran Café Restaurant della Favorita

Dopo la presentazione, il museo è adesso chiuso. “Attendiamo – dice Perricone – la nuova amministrazione comunale per stabilire orari e giorni di apertura. Sono esposte 750 cartoline ma c’è ancora posto per almeno quasi il doppio. All’ingresso un pannello con sedici quadri illustra la storia della cartolina in modo che possa essere compresa anche dagli studenti delle scuole”.

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