La misteriosa processione dei Babbaluti, gli incappucciati blu che portano il sole

A San Marco d’Alunzio, borgo dei Nebrodi, si rinnova la festa del Santissimo Crocifisso che dà inizio alle celebrazioni della Settimana Santa. Protagonisti di un rito antico, avvolto da leggende, sono trentatré devoti scalzi, vestiti con lunghe tuniche

di Ornella Reitano

I babbaluti di San Marco d'Alunzio

Sono trentatré come gli anni di Cristo. Uomini e donne incappucciati, scalzi e vestiti di blu che, per voto, lo portano in spalla. I babbaluti sono i protagonisti di una tradizione antica: la festa del Santissimo Crocifisso di San Marco d’Alunzio, che si svolge l’ultimo venerdì di marzo e precede la Pasqua. Un rito che nel borgo dei Nebrodi introduce alle celebrazioni che ripercorrono i momenti dolorosi della Passione.

Il Crocifisso esce dalla chiesa

È più nota come la festa dei Babbaluti, perché sono proprio quest’ultimi a portare in processione la vara col crocifisso. Lo svolgimento di questo particolare rito è seguito non solo dagli aluntini, ma anche da tanta gente che arriva dai paesi vicini e dal resto della Sicilia. La mattina viene celebrata la messa nella chiesa barocca dell’Ara Coeli dove, all’interno, viene addobbata la cappella in cui si trova il simulacro del Santissimo Crocifisso, una scultura lignea risalente alla metà del 1600 e scolpita da Simone Li Volsi di Tusa. Rappresenta il Cristo morto con la testa leggermente inclinata in avanti e curvata verso la spalla destra.

L’arrivo dei babbaluti

Alla fine della celebrazione il Cristo viene tolto dalla sua cappella, portato fuori dalla Chiesa ed issato sulla vara dove si trova già anche il quadro della Vergine dei Sette Dolori, raffigurante la Madonna addolorata trafitta da sette spade. Questo è un momento molto coinvolgente, sentito e commovente. Il Cristo crocifisso, portato a spalla da volontari, è in posizione orizzontale per permetterne il passaggio attraverso il portone. Durante il percorso della processione la gente lo affianca pregando e chiedendo grazie, il tutto si svolge in una atmosfera di solenne profondo silenzio.

I babbaluti portano il Crocifisso in spalla

Non appena il Cristo viene sistemato sulla vara, si aspetta l’arrivo dei babbaluti i quali si sono preparati e vestiti in una chiesa adiacente non aperta al culto. Sono trentatré persone di diversa età, incappucciati, vestono lunghe tuniche blu e ai piedi solo delle antiche calze di lana artigianali chiamate i piruna. Arrivano camminando per due in fila indiana. Prima di entrare in chiesa, si inginocchiano in coppia e baciano a terra, poi entrano dal portone laterale, percorrono tutta la navata centrale ed escono dalla porta principale indirizzandosi verso il crocifisso.

Non appena arrivati si dispongono in numero di tredici davanti e di dodici dietro la vara, si inginocchiano chinando il capo in segno di pentimento e si rialzano sollevando la vara. Uno di loro funge da guida processionale e con le braccia aperte su entrambi gli appoggi della vara, cammina all’indietro e fa intonare il lamento: Signuri Misericordia Pietà, che accentua il carattere penitenziale del rito. La confraternita dei Santi Quaranta Martiri precede il Crocifisso.

La processione dei Babbaluti

Nel pomeriggio, la statua del Cristo viene collocata nel sapurcu, un monumentale sepolcro preparato con tessuti rossi e gialli e con una miriade di candele a fare luce. Rappresenta il pretorio di Pilato e si eleva fino alla cupola. Il giorno successivo, al termine di una messa dedicata alla sofferenza, il Cristo morto viene ricollocato nella sua cappella passando tra le mani tese dei fedeli che cercano l’ultimo contatto.

Le notizie sulle origini di questa festa sono controverse, sui babbaluti non si hanno documenti certi e solo qualche tradizione orale li collega ai Giudei.

I babbaluti e il Crocifisso

A questa festa è legata una piccola leggenda che qualcuno definisce miracolo. Si racconta che durante questa processione, anche in caso di pioggia o neve, il cielo si rasserena. Ricordato da tutti è l’anno in cui nevicava incessantemente e, non appena iniziato il cammino, smise di nevicare e comparve il sole consentendo ai partecipanti di seguire la processione. Spesso il tempo è inclemente, ma tutti – presenti, tranquilli e fiduciosi – iniziano a seguire Cristo con gli ombrelli perché sanno che il cielo tornerà sereno.

(Foto: Ornella Reitano)

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