La collezione di Anatomia umana del Policlinico di Palermo, un viaggio nella storia della medicina

di Redazione

Le prime cere anatomiche, la mistura segreta dell’abate siracusano Gaetano Giulio Zumbo che a fine Seicento riuscì a ricreare perfette rappresentazioni di parti del corpo umano, partendo da frammenti scheletrici; ma anche gli strumenti per la dissezione dei cadaveri, parte centrale delle lezioni di anatomia – e la conformazione ad anfiteatro della sala Nesci lo ricorda -, gli antichi volumi, i modellini e anche uno dei primi microscopi elettronici.

Una delle sale della collezione di Anatomia umana del Policlinico

Una collezione straordinaria su cui si sono formate generazioni di medici e che oggi è racchiusa in un prezioso, piccolo museo all’interno dell’Istituto universitario di Anatomia umana del Policlinico di Palermo, aperto in occasione del Genio di Palermo, la rassegna primaverile organizzata dalla Fondazione Le Vie dei Tesori e dall’Università di Palermo.

La sala Nesci dell’Istituto di Anatomia umana del Policlinico

“All’interno della collezione sono presenti moltissimi modelli che risalgono agli albori della scuola anatomica palermitana, ovvero a metà ‘500 con Giovanni Filippo Ingrassia, protomedico in Sicilia e coevo del fiammingo Vesalio, il padre della scuola anatomica internazionale – spiega Celeste Caruso Bavisotto, responsabile della collezione anatomica del Policlinico –. Sono veri esempi di medici geniali che sono riusciti a scoprire il funzionamento del corpo umano”. Nelle vetrine, le teste in ceroplastica uniche nel loro genere, ma anche riproduzioni accurate per studiare lo sviluppo di parti dell’embrione umano, come il tubo neurale, il cuore e l’apparato riproduttore.

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