Esposta nella saletta che si affaccia sull’atrio minore, la statua di Bes è un “assaggio” delle mostre che saranno allestite al primo e secondo piano
di Antonio Schembri

Una figura misteriosa, scura, dal fascino onirico. Scolpita nel granito grigio venato di rosso, raffigura il volto imperturbabile di un alto dignitario egizio di nome Bes, giovane principe che sarebbe vissuto a Mendes, la capitale del Basso Egitto sul Delta del Nilo, al tempo del faraone Psammetico I, fondatore della 26esima dinastia tra il 672 al 525 avanti Cristo: ovvero il periodo corrispondente all’età arcaica, quello in cui in Sicilia prosperarono le colonie greche. È il piccolo busto che, solitario e altero, resterà esposto nella nuova Project Room del Museo Salinas, così come è stata ribattezzata la saletta attigua al chiostro minore dello spazio espositivo palermitano, quello che accoglie il visitatore con la ormai famosa “Fontana delle tartarughe”.

Starà lì, come ad annunciare le novità prossime venture che caratterizzeranno la nuova fase gestionale del museo archeologico regionale, adesso affidata all’archeologa Caterina Greco, ex direttore del Centro per il Catalogo. “Stiamo lavorando al progetto di una mostra che metterà in relazione contesti molto antichi con l’arte contemporanea”, spega. L’idea, al momento comunicata senza altri particolari in quanto l’allestimento del museo Salinas è in fase di gara, ha in effetti da qualche anno in Italia un suo antesignano luogo sperimentale: quello del Man, il Museo Archeologico di Napoli. “Ma qui a Palermo – sottolinea Greco – assume una grande importanza, legata proprio alla specificità di questo museo che sin dalla sua nascita (voluta nel 1814 dal numismatico e archeologo Antonio Salinas, ndr) offre una lettura della storia, non solo quella d’Italia, ma dell’intero Mediterraneo, anche attraverso la narrazione di alcuni reperti antichissimi, non solo dell’antico Egitto ma anche della civilizzazione etrusca”.

Più in dettaglio, il busto di Bes è la parte superiore di una statua scolpita in posizione seduta, con un rotolo di papiro tra le mani: postura tipica dello scriba, figura tenuta in alta considerazione al tempo dei faraoni. Sul dorso reca un’iscrizione in geroglifici, che continua nella parte inferiore della scultura che si trova però al Museo Egizio del Cairo. A acquistare la preziosa porzione, a Roma alla fine del 1700, fu il monaco palermitano Salvatore Maria di Blasi per il museo dell’Abbazia di San Martino delle Scale, da dove poi confluì nelle collezioni del Salinas. “In quegli anni questo busto assunse subito un grande rilievo, al punto da trovarsi raffigurato in un quadro dell’architetto e pittore francese Jean Houel, tra i protagonisti del Gran Tour in Sicilia”, illustra Greco.

Ma sul fronte dell’antichità più remota il museo Salinas conserva anche altri reperti. Come la cosiddetta Pietra Nera di Palermo, anche questa un frammento: è parte infatti di una larga lastra basaltica sulle cui facce sono iscritti la lista dei sovrani predinastici e gli annali delle prime cinque dinastie egizie. Risale infatti a qualcosa come 5mila anni fa. E a questi oggetti se ne aggiungono di ancora più misteriosi, come quelli della collezione etrusca Bonci Casuccini, acquistata per il Museo di Palermo alla fine dell’800 dall’allora ministro della Cultura, Michele Amari: “Un compendio di reperti, tutti raccolti nel territorio toscano di Chiusi, una delle più antiche città etrusche, che non si trovano in nessun altro museo della Sicilia”, rimarca Greco.
Al momento, l’obiettivo è “fornire al pubblico, nello spazio della Project Room, un ‘assaggio’ delle mostre che presto verranno allestite al primo e al secondo piano del museo Salinas”. Top secret, nell’attuale fase, sia riguardo alle tematiche di questi progetti espositivi, che si avvalgono della collaborazione della critica d’arte e curatrice di mostre Helga Marsala; sia ai tempi di realizzazione, dipendenti dallo sblocco dei finanziamenti che la Regione dovrà erogare sulla base del capitolo di spesa relativo alla valorizzazione dei beni culturali.