Sede dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf, all’interno del Palazzo Reale, custodisce preziosi strumenti scientifici dell’Ottocento e del Novecento, arredi originali e opere d’arte
di Manuela Coniglio *

Lo skyline del centro storico di Palermo è un susseguirsi di cupole: chiese, oratori, piccole cube. Alzando gli occhi verso la cima della Torre Pisana del Palazzo Reale, è possibile scorgerne ben tre, molto diverse dalle altre: tre porte di accesso al cielo della città. Si tratta, infatti, di tetti mobili circolari e apribili, nati per permettere le osservazioni della volta celeste grazie ai telescopi custoditi al loro interno. Sono le cupole del Museo della Specola.

Il museo sorge negli stessi locali in cui, nel 1790, fu fondato il Reale Osservatorio Astronomico di Palermo che tuttora, dopo più di duecento anni, svolge la sua attività di ricerca in questo luogo straordinario e peculiare. La storia della sua nascita è indissolubilmente intrecciata all’impeto riformista del governo borbonico e alla rinascita delle discipline scientifiche in seno alla città di Palermo. La costruzione della Specola, infatti, fortemente voluta da Francesco d’Aquino, principe di Caramanico, e finanziata da Ferdinando di Borbone, si inserisce nel più vasto progetto di creazione dell’Accademia dei Regi Studi, antenata dell’Università di Palermo. L’idea – vincente – era quella di associare all’istituzione di nuove cattedre ad indirizzo scientifico, delle infrastrutture culturali per le attività pratiche. Fu così deciso che l’insegnamento dell’astronomia fosse accompagnato dalla costruzione di un osservatorio astronomico.

Per la sua realizzazione sulla sommità del Palazzo Reale intervennero personalità del calibro di Giuseppe Venanzio Marvuglia, Léon Dufourny e Domenico Marabitti e tra le sue mura vennero scritte pagine che, grazie ad importanti scoperte e a felici intuizioni, contribuirono ad elevare il nascente osservatorio al rango dei maggiori centri astronomici dell’epoca: il matematico e teatino valtellinese Giuseppe Piazzi, fondatore e primo direttore della Specola panormitana, utilizzando il prezioso telescopio a scala circolare realizzato a Londra dal celebre costruttore Jesse Ramsden e installato nella Sala Circolare della Specola, la notte dell’1 gennaio 1801 scoprì il primo asteroide, Cerere Ferdinandea. Con questo nome, da lui scelto, Piazzi volle consacrare alla Sicilia e al sovrano l’oggetto della sua scoperta.
Ad ogni passo mosso all’interno del museo è possibile “leggere” questa ed altre storie, scientifiche e non, vissute dall’osservatorio astronomico sin dalla sua fondazione. Nel museo sono accolti preziosi e talvolta unici strumenti scientifici (non solo astronomici) del XIX e XX secolo, arredi originali e opere d’arte, come alcuni dipinti del Velasco, e le sale stesse della Specola raccontano la vita dell’Istituzione e ne conservano la memoria storica.

Tra gli strumenti esposti si trovano anche quelli appartenuti al principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, protagonista del celebre romanzo “Il Gattopardo”, e poi utilizzati dal regista Luchino Visconti sul set della trasposizione cinematografica del libro. Entrando nella Sala Meridiana si ha l’opportunità di immergersi nelle architetture neogotiche di Giovan Battista Filippo Basile.

Spostandosi sotto la grande cupola centrale del museo ci si trova proiettati nell’epoca della nascita dell’astrofisica, cui l’osservatorio di Palermo, grazie al sofisticato telescopio equatoriale di Merz e all’appassionato lavoro dell’astronomo Pietro Tacchini, diede un importante e attivo contributo. L’epigrafe marmorea affissa nella grande terrazza, che domina la città antica regalando un panorama unico e mozzafiato, elogia il ruolo di due importanti sovrani: Ruggero II, al quale si deve l’esistenza della Torre Pisana su cui fu costruito l’osservatorio, e Ferdinando di Borbone, sotto il cui regno venne realizzata la Specola.
Visitare il Museo della Specola significa intraprendere un viaggio nella storia dell’osservatorio; un viaggio reso possibile perché i beni custoditi al suo interno trovano posto proprio lì dove sono stati utilizzati dagli astronomi del passato. Ciò che àncora le collezioni al luogo in cui sono esposte è pertanto un legame solido e inscindibile che contribuisce a regalare un’atmosfera unica ed immersiva ad un sito culturale di altissimo valore storico e scientifico, ancora oggi profondamente connesso alla ricerca contemporanea condotta dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Università di Palermo.

Al piano inferiore, infatti, l’osservatorio astronomico, che oggi è una delle sedi dell’Inaf, continua a tenere alta la tradizione del passato con le sue ricerche d’avanguardia nel campo dell’astrofisica. Il Museo della Specola, inoltre, pur essendo parte del Sistema museale d’Ateneo, è gestito dall’osservatorio, che negli anni si è dedicato allo studio, alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione di questo patrimonio storico di proprietà dell’Università, insieme alla quale viene portata avanti una virtuosa collaborazione volta alla promozione della Specola e dei suoi beni culturali.
*Ricercatrice dell’Osservatorio astronomico di Palermo