Hotel Piazza Borsa, una storia lunga 500 anni

È un luogo della memoria lo storico edificio in via dei Cartari, nel cuore di Palermo. Uno spazio sottratto all’abbandono otto anni fa e che adesso apre eccezionalmente al pubblico durante il festival Le Vie dei Tesori

di Federica Certa

Lì dove i ritmi quotidiani pulsano di arrivi e partenze, di viaggi e bagagli, di velluti e luci soffuse, c’è una città nella città fatta di bellezza piumata ed eleganza d’altri tempi, aperta e disponibile a tutti. Un guscio di atmosfere ovattate, che sembrano rubate ad una foto in bianco e nero, dentro il guscio antico della città grande, che oltre le porte a vetri corre, scalpita, indugia, sonnecchia.

È davvero un luogo della memoria, il Grand Hotel Piazza Borsa, in via dei Cartari, cuore del centro storico. Uno spazio che otto anni fa, una delle punte di diamante dell’hotellerie siciliana ha sottratto all’oblio, trasformandolo in un 4 stelle “superior” da 12mila metri quadri di superficie, uno dei simboli dell’età dell’oro di Palermo. Che per la dodicesima edizione delle Vie dei Tesori apre eccezionalmente al pubblico (prenotazioni qui), ogni domenica, a partire dal 7 ottobre e fino al 4 novembre, dalle 10.45 alle 17.30.

In un percorso guidato che parte dall’ingresso centrale su piazza Borsa, ovvero dalla porta d’entrata che conduce al ristorante dell’hotel – e fin dentro il ventre silenzioso dell’edificio, il bellissimo chiostro cinquecentesco appartenuto in origine al convento dei Padri mendicari, che in questa porzione di città vecchia rimasero per oltre due secoli – i volontari e gli studenti impegnati come operatori del festival accompagneranno i visitatori attraverso le stanze e il tempo, per scoprire i tesori custoditi nell’albergo.

La magnifica sala d’ingresso; la sala Ducrot, dichiarata bene monumentale, realizzata su progetto di Ernesto Basile, dove gli arredi originali – costruiti nel celebre mobilificio d’arte palermitano che con il maestro del Liberty aveva stretto un prolifico sodalizio – convivono con i bellissimi affreschi di inizio Novecento, dedicati al ciclo dei mestieri; le salette attigue; il ristorante “Kemonia”, anch’esso con i soffitti affrescati. Poi, su per le scale, si potrà ammirare dall’alto il chiostro in stile barocco, e infine, scendendo al piano inferiore, vederlo da vicino, passeggiando sotto il portico colonnato.

Una storia lunga 500 anni, quella del grande complesso di piazza Borsa, che è stato luogo di preghiera e poi – a partire dal 1912 – sede della Cassa centrale di risparmio per le province siciliane “Vittorio Emanuele III”, così come l’aveva disegnata Basile.

Nel 2003, infine, il passaggio di proprietà dal Banco di Sicilia alla società “Costa degli Ulivi”, un lungo periodo di decantazione, i lavori di recupero da 30 milioni di euro, durati cinque anni e finanziati per metà con i fondi ottenuti da una legge regionale del 2000, e l’inaugurazione dell’hotel, nel 2010.

La sala Ducrot era la sala del consiglio di amministrazione della banca; i locali attigui erano adibiti a uffici della presidenza, nel ristorante si trovava la cassa principale. Alla fine del 16esimo secolo risale lo splendido chiostro, che ha mantenuto pressoché intatto il portico e la porta dell’antico convento, sormontata dall’effige della Missione dei monaci della mercede, un pellicano che imbocca il suo piccolo. Ed è dello stesso periodo lo scalone monumentale, che mostra ancora i riflessi del marmo rosso di Piana degli Albanesi.

La struttura venne ampliata nella prima metà del ‘700, quando i padri mercedari acquisirono anche l’attigua dimora dei principi Cattolica Briuccia, collegandola ai locali del convento con tre passaggi lunghi circa 20 metri, sorretti da colonne di marmo. Questo intricato sistema di fabbricati venne ulteriormente allargato nel 1912 con l’edificio prospiciente la piazza: i tre “passetti”, quasi tre ponticelli dall’aria sognante, romantica, saranno attraversati dai visitatori delle Vie dei tesori nel tragitto da un palazzo all’altro.

“L’idea di queste visite guidate – spiega Eugenia Di Giovanni, responsabile della corporate communication per la società proprietaria dell’hotel – è quella di celebrare il complesso come un vero e proprio monumento, farlo conoscere ai palermitani e ai turisti come uno dei luoghi più suggestivi della città, che ha conservato nel tempo il suo valore storico e artistico”.

È un luogo della memoria lo storico edificio in via dei Cartari, nel cuore di Palermo. Uno spazio sottratto all’abbandono otto anni fa e che adesso apre eccezionalmente al pubblico durante il festival Le Vie dei Tesori

di Federica Certa

Lì dove i ritmi quotidiani pulsano di arrivi e partenze, di viaggi e bagagli, di velluti e luci soffuse, c’è una città nella città fatta di bellezza piumata ed eleganza d’altri tempi, aperta e disponibile a tutti. Un guscio di atmosfere ovattate, che sembrano rubate ad una foto in bianco e nero, dentro il guscio antico della città grande, che oltre le porte a vetri corre, scalpita, indugia, sonnecchia.

È davvero un luogo della memoria, il Grand Hotel Piazza Borsa, in via dei Cartari, cuore del centro storico. Uno spazio che otto anni fa, una delle punte di diamante dell’hotellerie siciliana ha sottratto all’oblio, trasformandolo in un 4 stelle “superior” da 12mila metri quadri di superficie, uno dei simboli dell’età dell’oro di Palermo. Che per la dodicesima edizione delle Vie dei Tesori apre eccezionalmente al pubblico (prenotazioni qui), ogni domenica, a partire dal 7 ottobre e fino al 4 novembre, dalle 10.45 alle 17.30.

In un percorso guidato che parte dall’ingresso centrale su piazza Borsa, ovvero dalla porta d’entrata che conduce al ristorante dell’hotel – e fin dentro il ventre silenzioso dell’edificio, il bellissimo chiostro cinquecentesco appartenuto in origine al convento dei Padri mendicari, che in questa porzione di città vecchia rimasero per oltre due secoli – i volontari e gli studenti impegnati come operatori del festival accompagneranno i visitatori attraverso le stanze e il tempo, per scoprire i tesori custoditi nell’albergo.

La magnifica sala d’ingresso; la sala Ducrot, dichiarata bene monumentale, realizzata su progetto di Ernesto Basile, dove gli arredi originali – costruiti nel celebre mobilificio d’arte palermitano che con il maestro del Liberty aveva stretto un prolifico sodalizio – convivono con i bellissimi affreschi di inizio Novecento, dedicati al ciclo dei mestieri; le salette attigue; il ristorante “Kemonia”, anch’esso con i soffitti affrescati. Poi, su per le scale, si potrà ammirare dall’alto il chiostro in stile barocco, e infine, scendendo al piano inferiore, vederlo da vicino, passeggiando sotto il portico colonnato.

Una storia lunga 500 anni, quella del grande complesso di piazza Borsa, che è stato luogo di preghiera e poi – a partire dal 1912 – sede della Cassa centrale di risparmio per le province siciliane “Vittorio Emanuele III”, così come l’aveva disegnata Basile.

Nel 2003, infine, il passaggio di proprietà dal Banco di Sicilia alla società “Costa degli Ulivi”, un lungo periodo di decantazione, i lavori di recupero da 30 milioni di euro, durati cinque anni e finanziati per metà con i fondi ottenuti da una legge regionale del 2000, e l’inaugurazione dell’hotel, nel 2010.

La sala Ducrot era la sala del consiglio di amministrazione della banca; i locali attigui erano adibiti a uffici della presidenza, nel ristorante si trovava la cassa principale. Alla fine del 16esimo secolo risale lo splendido chiostro, che ha mantenuto pressoché intatto il portico e la porta dell’antico convento, sormontata dall’effige della Missione dei monaci della mercede, un pellicano che imbocca il suo piccolo. Ed è dello stesso periodo lo scalone monumentale, che mostra ancora i riflessi del marmo rosso di Piana degli Albanesi.

La struttura venne ampliata nella prima metà del ‘700, quando i padri mercedari acquisirono anche l’attigua dimora dei principi Cattolica Briuccia, collegandola ai locali del convento con tre passaggi lunghi circa 20 metri, sorretti da colonne di marmo. Questo intricato sistema di fabbricati venne ulteriormente allargato nel 1912 con l’edificio prospiciente la piazza: i tre “passetti”, quasi tre ponticelli dall’aria sognante, romantica, saranno attraversati dai visitatori delle Vie dei tesori nel tragitto da un palazzo all’altro.

“L’idea di queste visite guidate – spiega Eugenia Di Giovanni, responsabile della corporate communication per la società proprietaria dell’hotel – è quella di celebrare il complesso come un vero e proprio monumento, farlo conoscere ai palermitani e ai turisti come uno dei luoghi più suggestivi della città, che ha conservato nel tempo il suo valore storico e artistico”.

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