“Ho scelto il Sud”, tutte le sfide di chi è tornato o rimasto in Sicilia

Si presenta nell’atrio dello Steri di Palermo, il nuovo format delle Vie dei Tesori diventato un network della creatività siciliana. Un viaggio attraverso le storie di chi ha creato progetti innovativi scommettendo sull’Isola. Tra i presenti anche il cantautore Mario Incudine e i tanti protagonisti del progetto

di Redazione

Tantissimi sono andati via, ma tanti sono rimasti e tanti altri tornano, pronti a mettersi in gioco, inventare, costruire, recuperare, facendo tesoro degli anni passati lontano, riversando un bagaglio di esperienza acquisita che germina appena tocca questa terra. Una delle nuove sfide delle Vie dei Tesori, saldamente imperniato sul neonato festival Genio di Palermo costruito con l’Università, è il progetto “Ho scelto il Sud”, un viaggio a tappe nella creatività siciliana attraverso le storie di chi è tornato al Sud o ha deciso di restare con progetti innovativi che a volte dall’Isola si sono irradiati oltre lo Stretto.

Il logo di “Ho Scelto il Sud”

Un progetto che ambisce a diventare presto un vero e proprio network e che sarà presentato giovedì 26 maggio alle 17,30 allo Steri, nel corso di un pomeriggio tra musica e storie (ingresso libero con prenotazione qui), alla presenza del rettore Massimo Midiri e del prorettore con delega alla Terza Missione Maurizio Carta, del presidente della fondazione Le Vie dei Tesori Laura Anello e dei tanti protagonisti di queste storie. Il cantautore Mario Incudine ha già composto quello che prepotentemente è diventato l’inno di questa carovana narrativa, una ballata molto orecchiabile che ovviamente si intitola “Ho scelto il Sud”: sarà lui stesso a cantarla con altri suoi pezzi storici. Il festival del Genio di Palermo proseguirà poi questo weekend e il prossimo con il suo denso programma di visite, passeggiate e esperienze (qui il programma completo).

Pino Cuttaia

Tra i presenti, oltre allo chef pluristellato Pino Cuttaia che dopo anni in Piemonte è voluto ritornare nella sua Licata ed è convinto che “chi vuole gustare la sua cucina, deve venire fin lì”, ecco Simona Sunseri che dopo aver vissuto negli Stati Uniti, è ritornata a Palermo, dove ha creato la community Palermomamme; Salvatore Ducato, web marketing, collabora con Im*media, ma il suo blog “Una storia diversa” è sbocciato durante il lockdown;  Francesco Paolo Belvisi, palermitano, realizza scafi stampati in 3D, e ha ricevuto il Premio Innovazione; il musicista Fabio Rizzo raccoglie tanti altri artisti attorno alla sua casa di produzione Indigo; Vincenzo Longo, tornato  a Palermo, ha aperto, Brothers, un bar “lento” dove ci si può prendere il proprio tempo; il Collettivo “Si resti arrinesci”, cinque giovani siciliani che stanno creando una rete tramite cui non “disperdere cervelli”; Fulvia Carnevale e James Thornill, lei è siciliana, lui inglese e insieme sono Claire Fontaine, collettivo internazionale d’arte contemporanea,  ricercato ovunque.

Salvatore Ducato

C’è poi Toti Di Dio, palermitano di ritorno che ha fondato l’associazione Push che valorizza il cuore del centro storico; Marta Bison, digital marketer che durante il lockdown, con l’amica Giulia Timperi, ha scelto di vivere a Palermo dove insieme hanno fondato Malìa Vibes, blog di narrazioni sulla città; Enrica Arena, catanese, ha creato Orange Fiber, azienda che ricava tessuti dalle bucce d’arancia; Giuseppe Augello, ristoratore di Caltabellotta, oggi coltiva pistacchi e olio di grande qualità oltre a promuovere il suo territorio; Giovanni Gioia, palermitano, ingegnere e imprenditore agricolo, Claudia Rizzo, regista e producer televisiva; Rosario La Placa, coltivatore di cereali e grani antichi con il collega Mauro Calvagna, e Cristina Alga che è l’anima dell’Ecomuseo del Mare. C’è poi Michael Sampson, chef irlandese che fa percorsi culinari con i turisti; l’architetto Silvia Petrucci e Roberto Ragonese, che ha creato la startup Talent players, con cui gestisce uno strumento di sua invenzione, venduto a molte squadre italiane, che, messo al polpaccio dei giocatori, ricava statistiche su tiri, forza e altri parametri medici. Domenico Schillaci, invece, è tornato in Sicilia vincendo un bando ministeriale, e ha creato una startup per muoversi in città in modo ecologico.

Giuliana Trefiletti

Settemila chilometri percorsi, quattro mesi di riprese, duemila ore di filmati, cinquanta video interviste già realizzate, un gruppo di lavoro di dieci professionisti tra segreteria organizzativa, giornalisti, videomaker e tecnici: Ho Scelto il Sud è nato dalle Vie dei Tesori con il supporto di Fondazione con il Sud, e realizzato da Fuoririga. Un tentativo di seminare speranza e colmare un deficit di narrazione su un Sud creativo, produttivo, non assistito, che spesso vive lontano dai riflettori. Tra le storie raccolte ci sono quelle di chi è andato e poi tornato; di chi ha scelto di restare e di chi da fuori è venuto e ha eletto la Sicilia come casa. La troupe di Fuoririga  ha raggiunto borghi, angoli, cittadine, campagne, poderi rustici, picchi di montagna: dalla sontuosa Palermo dove le start up affollano il centro storico, al minuscolo borgo Santa Rita, dieci abitanti e un forno, in provincia di Caltanissetta. Dal centro della Sicilia a Pantelleria che è il territorio italiano più vicino all’Africa. Sono stati utilizzati praticamente tutti mezzi di viaggio possibili, auto, moto, treni, aerei, bus, traghetti e persino cavalli per raggiungere uno degli intervistati che vive in un luogo quasi inaccessibile.

Giuseppe Giacalone Jaka

Impossibile enumerarli tutti: ci sono gli artisti contesi dai musei mondiali e i cuochi stellati che non si vogliono allontanare dal mare, i musicisti che saltano spesso al di là dell’oceano e i produttori di barche in 3D, gli imprenditori leader europei nell’e-commerce e i fautori del turismo esperienziale, gli allevatori di razze in via d’estinzione e i produttori di tessuti ottenuti dagli scarti delle arance, titolari di innovative startup. Sono solo alcuni dei protagonisti delle 50 storie di successo di Ho Scelto il Sud. Storie che ridisegnano la livrea della Sicilia, da isola Gattopardesca a isola del Cambiamento.

LA RICETTA-CUTTAIA

Pino Cuttaia

Fra gli intervistati lo chef pluristellato Pino Cuttaia che racconta della sua scelta di non andare via da Licata “costringendo” anche tanti amanti della sua cucina a spostarsi dal nord per apprezzare piatti che sono esperienze culinarie. “Sono partito a 13 anni da Licata – dice Pino Cuttaia – Ho vissuto più di vent’anni in Piemonte e lì ho carpito il ‘rigore’ nel lavoro, che ho affiancato alla sicilianità, ai profumi e ai sapori della mia isola. E ho deciso di tornare quando ho capito che potevo comunicare il mio territorio attraverso il cibo. Dentro un piatto c’è la cultura di un popolo, un patrimonio  che deve essere difeso. Un po’ di incoscienza, un pizzico di coraggio: lo dico ai giovani, confrontatevi, partite ma poi tornate sempre, siate orgogliosi della nostra Sicilia che è un vero e proprio continente. Io sono figlio di immigrati e non è giusto dover partire per trovare lavoro altrove. Oggi sono un ambasciatore, faccio impresa portando sempre con me le mie radici”.

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