Fuochi, cubi di luce e carro ai Quattro Canti: così Palermo ha abbracciato la Santuzza

Il Festino numero 397 fa i conti con la pandemia e la città saluta Santa Rosalia con sobrietà, tra installazioni luminose e fuochi d’artificio diffusi

di Marco Russo

Non c’è stata la sfilata dietro il carro trionfale, né il fiume umano che affollava il Cassaro. Niente spettacoli con figuranti, musica, macchine sceniche e proiezioni, né il tradizionale grido augurale ai Quattro Canti. Il Festino numero 397 fa i conti con la pandemia e Palermo saluta Santa Rosalia con sobrietà, tra luci e fuochi d’artificio diffusi. Un piccolo segnale di ripartenza dopo la festa “sospesa” dell’anno scorso, in attesa, oggi pomeriggio alle 17,30, della benedizione dall’alto dell’arcivescovo Corrado Lorefice, che sorvolerà la città da un elicottero con le reliquie della Santa.

Il carro trionfale ai Quattro Canti

Mentre il carro restaurato occupava la scena fermo ai Quattro Canti, facendo da sfondo a migliaia di selfie, e in attesa dello spettacolo dei fuochi d’artificio di mezzanotte (quest’anno “sparati” da cinque borgate marinare della città), ieri sera sul sagrato della Cattedrale hanno preso vita due diverse installazioni luminose en plein air, riunite sotto il comune titolo, “Rosalia, Luce mia”, firmato e prodotto da Stefania Morici. Cubi in enfilade ad introdurre sul sagrato, piatti sospesi, figure e focus luminosi, per un progetto prodotto e organizzato da Cialoma eventi, Associazione Arte mediterranea e Arteventi, sostenuto da Io Compro Siciliano. Installazioni che resteranno tutte scenograficamente sospese fino al 10 settembre, inglobando anche il 4, altra data legata al culto della patrona.

La Cattedrale con i cubi luminosi

Dentro ogni cubo e ogni cerchio, disegni e personaggi nati dalla penna versatile e dagli acquerelli, rispettivamente, di Sergio Caminita (Repetita Iuvant) e Anna Cottone (In Lucem): legato al mondo del design e delle grafica il primo, acquerellista e urban sketchers, la seconda, uniscono le forze per raccontare la Santa, che affiorerà dalle facce di ogni cubo, si replicherà decine e decine di volte, pazientemente in attesa che questa città ricominci da dove aveva lasciato prima della pandemia. “Un’installazione di luci e colori che dialoga con le bellezze della Cattedrale – dice Stefania Morici – . Il dono, mio e dei due artisti, rappresenta la speranza. Santa Rosalia abbraccia Palermo e i suoi cittadini con la sua luce ed il suo amore”.

L’installazione “Rosalia Luce Mia”

“Siamo orgogliosi di essere presenti promuovendo l’arte attraverso un’installazione unica dedicata alla Santuzza che illuminerà, vigilerà e proteggerà l’estate dei palermitani”, dice Davide Morici, fondatore di Io Compro Siciliano. Il progetto ha avuto il sostegno anche di Cettina Giaconia, imprenditrice e consulente d’impresa, e del Comune di Palermo. “Nasce un racconto artistico per luci e immagini che è conferma di fede e fiducia nella possibilità di liberarci, ancora una volta da ogni peste” dicono il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alle Culture, Mario Zito. Al progetto collabora anche la Fondazione Sicilia, presieduta da Raffaele Bonsignore, che spiega come “la devozione che da secoli lega i palermitani a Santa Rosalia è riuscita a emergere anche in questi ultimi anni funestati dalla pandemia”.

Folla al Cassaro davanti alla Cattedrale

Da ieri nelle vetrine sul Cassaro del Museo Riso, in collaborazione con CoopCulture, verranno esposti sei “taccuini d’arte” di Anna Cottone, un cartellone che ricalca quello dei cantastorie con la vita di Rosalia, e un teatrino in cartone, accompagnati sempre da un cunto in dialetto siciliano. Un’immersione a 360 gradi nel mondo della santa eremita, un lungo racconto per immagini acquerellate, che Anna Cottone porta già avanti da diversi anni. E che raffigurano un vero e proprio viaggio dentro il Festino.

Il museo Salinas di Palermo

Mentre al Museo Salinas e a Palazzo Abatellis la Santuzza viene celebrata con due mostre. Al Salinas si potranno ammirare fino al 4 settembre stampe del Seicento e del Settecento, doni votivi anatomici, di cui alcuni in terracotta provenienti dall’antica città campana di Cales, raffiguranti mani, piedi e uteri, raffigurazioni riferibili ad edizioni del Festino della fine dell’Ottocento ed un orecchio in argento proveniente dal Santuario di Demetra Malophoros a Selinunte. All’Abatellis, invece, la mostra “Rosalia e le sante di Palermo” offre un viaggio nella pittura presente all’interno del museo, dal Medioevo a Van Dyck.

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