Dalle masserie ai mulini, in arrivo 76 milioni per il paesaggio rurale siciliano

Pubblicato l’elenco dei progetti ammessi al finanziamento con fondi provenienti dal Pnrr per la valorizzazione di un patrimonio edilizio per lo più degradato e spesso poco accessibile

di Redazione

Paesaggio rurale siciliano (foto Luigi Crosti, Pixabay)

Ci sono masserie, casali, mulini, frantoi, ma anche piccole chiese e case coloniche. Il patrimonio architettonico e paesaggistico rurale siciliano si prepara a rinascere grazie a un finanziamento di oltre 76 milioni di euro, provenienti dai fondi del Pnrr. È stato pubblicato sul sito dell’assessorato regionale ai Beni culturali l’elenco definitivo dei 565 progetti ammessi al finanziamento, rivolto alla valorizzazione di un patrimonio edilizio per lo più degradato e spesso di difficile accessibilità.

Vitigni di Marsala (foto Pixabay)

Si tratta di edifici che – nelle intenzioni della Regione – potranno tornare a essere presidi vivi del territorio, con finalità anche didattico-educative. I progetti, infatti, privilegiano il ricorso alle moderne tecniche di digitalizzazione e divulgazione e hanno come obiettivo prioritario – spiegano dalla Regione – quello di restituire vivibilità e funzionalità a questo patrimonio, recuperando immobili destinati a uso rurale, civile e religioso. A essere finanziate non sono soltanto le iniziative legate al mondo agricolo, ma anche quelle che prevedono la creazione di servizi di più moderna concezione destinati alla fruizione culturale e turistica.

Il tetto massimo per ciascun intervento è stato di 150mila euro, risorse per l’80 per cento a fondo perduto che sono elevate al 100 per cento nel caso di beni dichiarati di interesse culturale.

Campagne dell’entroterra (foto Pixabay)

“Si tratta di un’importante misura di contrasto al degrado ambientale e culturale – dichiara l’assessore regionale ai Beni culturali, Elvira Amata – che contribuisce a riqualificare quei contesti rurali che nel tempo hanno subito un progressivo processo di abbandono e di degenerazione, tale da alterare il rapporto con gli spazi e il paesaggio circostante. Una misura di recupero dell’identità dei luoghi, insomma, che costituisce la condizione minima essenziale affinché si possa avviare una politica di rilancio culturale ed economico dei territori”.

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