Inaugurata la mostra “Doni oltre la morte” a Palazzo Panitteri. Un allestimento che valorizza reperti provenienti dal museo archeologico di Agrigento, tra cui due preziosi vasi trovati in una delle tombe su Monte Adranone
di Lilia Ricca

Correva l’anno 1886 quando tra i resti dell’antica città di Adranon, a Sambuca di Sicilia, a mille metri d’altezza, viene rinvenuto il tesoro della Tomba della Regina. Un ricco e pregiato corredo funerario nascosto in una sepoltura a camera ipogeica lunga oltre due metri, scoperta casualmente da un gruppo di contadini, il cui nome altisonante “della Regina” rimanda alla sua imponente architettura. Un tesoro in parte trafugato che viene recuperato e acquistato in quel periodo, sfuggendo ai tombaroli, dall’archeologo Antonio Salinas, appassionato di antichità e allora direttore del museo archeologico di Palermo.

Adesso, parte di quel vasto corredo funerario è visibile nella mostra “Doni oltre la morte”, inaugurata ieri a Sambuca al museo di Palazzo Panitteri, curata dal Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, di cui il museo fa parte e dal Comune di Sambuca. L’allestimento valorizza, in particolare, il corredo della cosiddetta Tomba 3, che custodisce anche importanti reperti e notevoli testimonianze del territorio. Tra i pezzi esposti, provenienti dal museo archeologico “Pietro Griffo” di Agrigento, c’è un “cratere”, un vaso dove si mescolava acqua e vino, simbolo della classe maschile utilizzato nel simposio, e “un’idria attica”, un vaso tipicamente femminile con due sposi raffigurati davanti alla porta degli inferi uniti in una promessa d’amore oltre la morte.

“I due vasi della tomba a due camere, chiamata anche tomba gemella, si pensa contenessero le ceneri della coppia defunta, ma è una suggestione”, spiega l’archeologa e curatrice della mostra Valentina Caminneci. “Non si sa chi vi era sepolto dato che non sono stati rinvenuti resti ossei – prosegue l’archeologa – . Oltre ai due vasi, nelle tre sale dedicate alla necropoli, sono esposti dei reperti bronzei di importazione magnogreca ed etrusca tra cui la famosa ‘patera’, con manico antropomorfo a forma di giovane di figura maschile, configurato ‘kouros’, l’elemento più pregiato e reperto-simbolo del sito di Adranone nell’immaginario dei sambucesi”.

Reperti di Adranone, ceramiche, terrecotte e sculture sono stati oggetto della grande mostra “I fenici” del 1988, a cura dell’archeologo, studioso del mondo fenicio e punico Sabatino Moscati, a Palazzo Grassi a Venezia. Il colino bronzeo, lo strigile bronzeo, l’anfora e l’olpe bronzea sono stati esposti ad una mostra al National Museum di Pechino, in Cina, nel 2006, nella sezione “Continente Sicilia: 5000 anni di storia”, a cura dell’assessorato regionale ai Beni Culturali.

Un’attenzione lunga più di mezzo secolo che ha visto avvicendarsi diverse campagne di studio, mostre come quella allestita per la prima volta a Sambuca nel 1998 in occasione del convegno internazionale “Frontiere e influenze nel mondo punico mediterraneo”, l’istituzione di un Antiquarium nel 2003 e del museo archeologico di Palazzo Panitteri nel 2013. Negli ultimi anni, una rassegna del Teatro L’Idea, che la prossima estate porterà in scena “ad alta quota” ben quattro spettacoli, due dei quali in collaborazione con il Parco di Agrigento.

Secondo il direttore del Parco della Valle dei Templi di Agrigento, Roberto Sciarratta: “La dislocazione dei reperti è un’occasione per potenziare la fruizione dei beni archeologici attraverso la circolazione dei reperti tra i musei del territorio. Il Griffo e il Panitteri fanno parte del Parco di Agrigento, un ricco museo diffuso che coinvolge le comunità locali”. Per l’amministrazione di Sambuca la mostra è un motivo in più per visitare il borgo agrigentino, un valore aggiunto nel suo percorso storico-archeologico. “Per questo motivo ci impegneremo – commenta il vicesindaco e assessore alla cultura Giuseppe Cacioppo – perché tutto il corredo funerario rimanga a Sambuca, nel suo luogo di origine”.