In programma interventi di riqualificazione del Parco archeologico del Ragusano. Previsti percorsi sospesi, illuminazione, nuove indicazioni, ricostruzioni virtuali delle pitture rupestri e anche un anfiteatro per attività culturali
di Maria Laura Crescimanno

I viaggiatori del Grand Tour sia inglesi che francesi, non soltanto il noto pittore Jean Houel, nelle loro avventurose esplorazioni della Sicilia orientale di fine Settecento, ne rimasero incantati, lasciandoci disegni e descrizioni di viaggio ineguagliabili. La vallata di Cava d’Ispica, 14 chilometri in provincia di Ragusa, custodisce necropoli preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e nuclei abitativi in grotta, alcuni dei quali utilizzati dai contadini sino alla metà del secolo scorso. Una storia di povertà analoga a quella dei Sassi di Matera.

Cava d’Ispica ed i suoi tesori attendono da alcuni anni un complessivo intervento di risistemazione e fruizione dei sentieri e delle aree archeologiche principali a partire dall’ingresso della Larderia. Ma con il progetto redatto da Invitalia, inserito nei piani Pon 2020 del Ministero della Cultura, che prevede una spesa già appaltata di oltre 2.900.000 euro, Cava d’Ispica cambierà volto.

Spiega il direttore del Parco archeologico, l’architetto Domenico Bruzzone: “Ci auguriamo che al più presto la Soprintendenza di Ragusa possa dare avvio ai primi interventi e si aprano i primi cantieri. È un lavoro innovativo e complesso, che ci costringerà a chiudere alcune aree al pubblico temporaneamente, ma che renderà fruibile sia un chilometro e mezzo di sentiero naturalistico lungo il fiume nel fondovalle che sarà risistemato, ma anche i siti archeologi di epoca cristiana della parte sommitale, oggi inaccessibili, come il cimitero Camposanto e la grotta Santa Maria. Sono previsti – prosegue l’architetto – percorsi sospesi, accessibilità per i disabili, illuminazione, nuovo sistema di indicazioni topografiche e ricostruzione virtuale delle pitture rupestri, un anfiteatro per attività culturali nell’area dell’attuale Ginnasio”.

Fu Paolo Orsi ad iniziare, a partire dal 1905, sistematiche esplorazioni e campagne di studio nell’area nord della cava, nel territorio di Modica. La particolare morfologia a forma di gola, il tipo di roccia, la posizione naturalmente adatta alla difesa, la prossimità del mare, hanno contribuito a rendere questo luogo uno dei maggiori insediamenti preistorici rupestri della Sicilia. “Dal punto di vista archeologico – spiega Elena Romano, guida locale specializzata in sentieri archeologici – le aree di maggiore interesse oggi visitabili, in attesa che venga realizzata la nuova sentieristica per percorrere l’intera vallata, si trovano nella parte nord della cava”.

Il castello sicano di epoca preistorica è forse uno dei luoghi di maggiore fascino, un complesso inespugnabile di grotte quadrangolari distribuite su cinque piani con comunicazione interna attraverso botole, evidenti vasche per la raccolta dell’acqua e del grano. Gli ambienti si dispongono attorno ad un cortile che prende la luce dall’esterno. Da non perdere, dopo essere scesi sino al fondo della valle lungo una scala di pietra, è l’area di ingresso con la chiesa della Spezieria e centinaia di tombe di epoca castellucciana, accanto alle più rare tombe a tholos, cioè a cupoletta, tipiche della tarda età del bronzo in area mediterranea. Sull’argine sinistro della cava, in contrada Baravitalla, si trova invece un villaggio preistorico dell’età del bronzo, che attende di essere meglio valorizzato.