Al via Meta Experience con due esempi di cloni: un Satiro danzante d’argento scintillante e un Giovinetto di Mozia in rosso di sapore pop. Poi c’è un opera autentica, il busto di Ottaviano Augusto che si confronta con il suo doppio tecnologico
di Guido Fiorito

L’arte antica sposa il futuro digitale. In un angolo di Palazzo Reale a Palermo è stato inaugurato un nuovo spazio: la μετα (meta) Experience, una zona in cui la fruizione dell’opera d’arte prende nuove strade e induce riflessioni nel visitatore sull’unicità e la riproducibilità dell’opera. Il cuore innovativo è uno scanner a luce strutturata capace di riprodurre in 3D, senza rischi per la salute, in un minuto tondo, un’opera d’arte così come una persona. Due esempi di cloni sono esposti: un Satiro danzante d’argento scintillante e un Giovinetto di Mozia in rosso di sapore pop. Poi c’è un’opera autentica, il busto di Ottaviano Augusto che si confronta con il suo doppio tecnologico. Con cadenza mensile saranno esposti altri capolavori del patrimonio artistico siciliano, pubblico e privato, e le loro copie in 3D.

Il busto di Ottaviano è considerato la migliore effige ritrovata in Sicilia del fondatore dell’impero romano e ha una storia particolare. Fu scoperto nel 1938 da un operaio durante lo scavo di fondazione di un pilone di un ponte vicino Centuripe. Questo e altri reperti ritrovati nel territorio ennese sono stati conservati per 83 anni al museo Orsi di Siracusa, prima di tornare nell’estate del 2021 a Centuripe, nei locali del museo archeologico. Il ritrovamento è spiegato dal fatto che la cittadina ennese aveva appoggiato Ottaviano Augusto nella guerra contro Sesto Pompeo in Sicilia, ottenendo poi uno status particolare che la sollevava dal pagare le tasse.

La μετα Experience (che richiede un biglietto specifico) è stata voluta dalla Fondazione Federico II che continua l’opera di rinnovamento dell’esperienza di visita a Palazzo Reale. “Si parla tanto di futuro ma il futuro deve essere realizzato nel presente – dice Patrizia Monterosso, presidente della Fondazione -. Il fine è adeguarsi al linguaggio della contemporaneità, comprendere la tecnologia e le nuove tecniche, per valorizzare le opere d’arte e coinvolgere nuovi visitatori. Due turisti inglesi dopo aver visto la copia del Satiro danzante hanno detto che andranno a Mazara per vedere l’originale”.

Si entra in un tunnel buio, si attraversa una saletta con una suggestiva fuga prospettica di infiniti cloni, si sta fermi e si guarda il lavoro dello scanner che ricostruisce la nostra forma con una nuvola di punti. L’esperienza dell’Infinity room è un assaggio del metaverso, di una realtà parallela in cui vivono avatar di persone reali. La scansione tridimensionale può essere conservata e riprodotta nel mondo reale in materiale ecosostenibile con una stampante 3D. Il visitatore può scaricare il video della scansione attraverso la tecnologia quickscan.
L’iniziativa è realizzata nell’ambito di Cultura Crea, progetto del ministero dei Beni Culturali, che si propone di allargare la fruizione del patrimonio culturale nel Sud d’Italia, con finanziamenti che hanno coinvolto Invitalia. La Fondazione Federico II opera in questo caso con l’associazione no profit Forma Rei, che digitalizza le opere da conservare e valorizzare. “Digitalizzare un’opera d’arte – dice Giorgio Gori, fondatore di Forma Rei – significa renderla eterna, immune al tempo, garantendole un posto nel futuro, preservandola per le future generazioni. Per esempio potrà essere realizzata una copia sulla Luna oppure su Marte, dove non è pensabile trasportare gli originali”. Gori è anche fondatore di Artificial, una startup che ha realizzato il più grande database digitale di opere d’arte, oltre duemila, del patrimonio culturale italiano.