Un enorme patrimonio immateriale di mestieri e antiche tradizioni, raccontato da alcuni giornalisti in un progetto nato sotto l’egida del festival. Sarà consultabile online a partire dall’ultimo weekend, dal 2 al 4 novembre
di Giulio Giallombardo
C’e un patrimonio nascosto fatto di antichi mestieri che si tramandano da generazioni. Ci sono, poi, tradizioni in certi casi scomparse, riscoperte da nuovi creativi. Uno scrigno di “tesori viventi” che trasformano le loro abilità, che siano culinarie, artigianali o commerciali, in tanti piccoli tasselli che insieme rendono unica l’identità del luogo. Sono monumenti in carne e ossa, i cui saperi sono adesso racchiusi in una guida, che è anche una mappa per un tour ideale fatto di luoghi segreti e poco conosciuti.
Ci sono sarti, pupari, cioccolattieri, cesellatori, tabaccai, ceramisti, farmacisti, artigiani del cuoio, dei tessuti e della carta, gelatieri, fino alle antiche osterie della città. Cento di loro sono stati raccolti in una trasversale guida di Palermo, da un comitato di giornalisti e operatori culturali, sotto l’egida de Le Vie dei Tesori, il festival che da dodici anni trasforma la città in un museo diffuso e che quest’anno si è allargato anche al resto della Sicilia, con una “trasferta” anche in Lombardia.

La guida è stata presentata questa mattina nel Culture Concept Store del Museo Salinas di Palermo ed è on line sul sito del Festival, dove tutti potranno segnalare la loro bottega del cuore. Si tratta di un elenco non definitivo, ma ancora aperto, che racchiude i primi cento luoghi scelti liberamente dal comitato formato da Antonella Filippi, Alessia Franco, Laura Grimaldi, Antonella Lombardi, Paola Nicita, Mario Pintagro, Alli Traina e Alessandra Turrisi, con il coordinamento di Laura Anello, presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori ed arricchito dalle foto di Tullio Puglia. La guida sarà messa online nel corso del quinto e ultimo weekend del festival, dal 2 al 4 novembre: si potranno costruire, così, itinerari originali, scegliendo le bottega nascoste, magari a due passi dal museo, dal palazzo o dalla chiesa che si vuole visitare. Successivamente, sarà stampata e distribuita gratuitamente nei luoghi coinvolti nel festival e nella sede dell’associazione. Un occhio, poi, anche alle insegne storiche: tante, troppe, quelle che sovrastano saracinesche ormai chiuse, ma qualcuna rivive con un’identità commerciale diversa.
Impossibile elencare tutti i “tesori umani” protagonisti della guida, alcuni dei quali presenti questa mattina al Museo Salinas, insieme a quasi tutti i giornalisti che hanno partecipato al progetto. A portare oggi la loro testimonianza i rappresentanti di storiche ditte come la Tessuti Parlato, attiva in piazza Croce dei Vespri da ben cinque generazioni, e adesso guidata da Arturo Parlato. Una delle attività commerciali più antiche della città, dove poter acquistare tovaglie e lini, trapunte e intimo, in quello che sembra più un museo che un negozio. Presente oggi anche Salvatore Bumbello, costruttore di pupi nella sua bottega-laboratorio in via della Sfera, nel quartiere del Papireto; Luigi Arini, che nella sua Domus Artis realizza presepi e immagini sacre in cera, argento e corallo, attendendosi rigorosamente ai Canoni Tridentini, e ancora, Francesca Pipi, in rappresentanza della storica sartoria scenica di famiglia, punto di riferimento per intere generazioni di teatranti.
Presente anche l’etnoantropologa Emanuela Palmisano, in rappresentanza del Museo Salinas, che ha definito il progetto come “un tesoro di artigianalità, che tira fuori dalla polvere eccellenze che devono essere viste non come sopravvivenze, ma come elementi di vitalità della città”.

“Il progetto è forse un’evoluzione naturale di quello che facciamo ormai da dodici anni col festival – ha spiegato Laura Anello, nel corso della presentazione – ovvero promuovere, aprire, far conoscere, ma soprattutto raccontare la storia. Un luogo non raccontato è un luogo che non parla, un luogo muto. Quindi, ci siamo detti, il patrimonio non sta solo nei monumenti e nei luoghi d’arte, ma anche in questo tesoro immateriale fatto di competenze, di storie legate a botteghe che rischiano di essere falciate dai tempi. Abbiamo creduto anche che alcuni artigiani tornati nel centro storico per animarlo, avessero ugualmente ragione di stare in questa guida ancora in divenire. Si tratta di una prima mappatura che nasce dal lavoro di nove colleghi, che hanno lavorato pensando ad un ipotetico ospite non palermitano, a cui mostrare qualcosa che è soltanto nostro, lontano dagli stereotipi turistici”.
Un enorme patrimonio immateriale di mestieri e antiche tradizioni, raccontato da alcuni giornalisti in un progetto nato sotto l’egida del festival. Sarà consultabile online a partire dall’ultimo weekend, dal 2 al 4 novembre
di Giulio Giallombardo
C’e un patrimonio nascosto fatto di antichi mestieri che si tramandano da generazioni. Ci sono, poi, tradizioni in certi casi scomparse, riscoperte da nuovi creativi. Uno scrigno di “tesori viventi” che trasformano le loro abilità, che siano culinarie, artigianali o commerciali, in tanti piccoli tasselli che insieme rendono unica l’identità del luogo. Sono monumenti in carne e ossa, i cui saperi sono adesso racchiusi in una guida, che è anche una mappa per un tour ideale fatto di luoghi segreti e poco conosciuti.
Ci sono sarti, pupari, cioccolattieri, cesellatori, tabaccai, ceramisti, farmacisti, artigiani del cuoio, dei tessuti e della carta, gelatieri, fino alle antiche osterie della città. Cento di loro sono stati raccolti in una trasversale guida di Palermo, da un comitato di giornalisti e operatori culturali, sotto l’egida de Le Vie dei Tesori, il festival che da dodici anni trasforma la città in un museo diffuso e che quest’anno si è allargato anche al resto della Sicilia, con una “trasferta” anche in Lombardia.

La guida è stata presentata questa mattina nel Culture Concept Store del Museo Salinas di Palermo ed è on line sul sito del Festival, dove tutti potranno segnalare la loro bottega del cuore. Si tratta di un elenco non definitivo, ma ancora aperto, che racchiude i primi cento luoghi scelti liberamente dal comitato formato da Antonella Filippi, Alessia Franco, Laura Grimaldi, Antonella Lombardi, Paola Nicita, Mario Pintagro, Alli Traina e Alessandra Turrisi, con il coordinamento di Laura Anello, presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori ed arricchito dalle foto di Tullio Puglia. La guida sarà messa online nel corso del quinto e ultimo weekend del festival, dal 2 al 4 novembre: si potranno costruire, così, itinerari originali, scegliendo le bottega nascoste, magari a due passi dal museo, dal palazzo o dalla chiesa che si vuole visitare. Successivamente, sarà stampata e distribuita gratuitamente nei luoghi coinvolti nel festival e nella sede dell’associazione. Un occhio, poi, anche alle insegne storiche: tante, troppe, quelle che sovrastano saracinesche ormai chiuse, ma qualcuna rivive con un’identità commerciale diversa.
Impossibile elencare tutti i “tesori umani” protagonisti della guida, alcuni dei quali presenti questa mattina al Museo Salinas, insieme a quasi tutti i giornalisti che hanno partecipato al progetto. A portare oggi la loro testimonianza i rappresentanti di storiche ditte come la Tessuti Parlato, attiva in piazza Croce dei Vespri da ben cinque generazioni, e adesso guidata da Arturo Parlato. Una delle attività commerciali più antiche della città, dove poter acquistare tovaglie e lini, trapunte e intimo, in quello che sembra più un museo che un negozio. Presente oggi anche Salvatore Bumbello, costruttore di pupi nella sua bottega-laboratorio in via della Sfera, nel quartiere del Papireto; Luigi Arini, che nella sua Domus Artis realizza presepi e immagini sacre in cera, argento e corallo, attendendosi rigorosamente ai Canoni Tridentini, e ancora, Francesca Pipi, in rappresentanza della storica sartoria scenica di famiglia, punto di riferimento per intere generazioni di teatranti.
Presente anche l’etnoantropologa Emanuela Palmisano, in rappresentanza del Museo Salinas, che ha definito il progetto come “un tesoro di artigianalità, che tira fuori dalla polvere eccellenze che devono essere viste non come sopravvivenze, ma come elementi di vitalità della città”.

“Il progetto è forse un’evoluzione naturale di quello che facciamo ormai da dodici anni col festival – ha spiegato Laura Anello, nel corso della presentazione – ovvero promuovere, aprire, far conoscere, ma soprattutto raccontare la storia. Un luogo non raccontato è un luogo che non parla, un luogo muto. Quindi, ci siamo detti, il patrimonio non sta solo nei monumenti e nei luoghi d’arte, ma anche in questo tesoro immateriale fatto di competenze, di storie legate a botteghe che rischiano di essere falciate dai tempi. Abbiamo creduto anche che alcuni artigiani tornati nel centro storico per animarlo, avessero ugualmente ragione di stare in questa guida ancora in divenire. Si tratta di una prima mappatura che nasce dal lavoro di nove colleghi, che hanno lavorato pensando ad un ipotetico ospite non palermitano, a cui mostrare qualcosa che è soltanto nostro, lontano dagli stereotipi turistici”.