Il progetto di risanamento si inquadra in un più ampio piano di riqualificazione dello storico quartiere di Palermo, tra alloggi sociali e nuova pavimentazione
di Antonio Schembri

Recupero della memoria storica e rilancio degli affari attraverso uno spazio coperto, sicuro, tecnologicamente aggiornato e ben integrato con l’ambiente e la monumentalità della vecchia Palermo. Sono le finalità che confluiscono nel progetto di rigenerazione di Ballarò, il più antico dei cinque mercati storici del capoluogo siciliano, oggi tra i luoghi di maggior richiamo per frotte di turisti a caccia di atmosfere pittoresche. A cominciare dal fascino di alcuni monumenti lungo i fianchi del suo percorso che solca longitudinalmente quasi tutto il quartiere dell’Albergheria, dal monastero di Santa Chiara al convento della Madonna del Carmine: edifici prestigiosi come i palazzi Conte Federico e Alliata di Villafranca, capolavori barocchi come le chiese di Casa Professa e del Carmine Maggiore, torri medievali e altri tesori, come l’oratorio del Carminello e la Camera delle Meraviglie.

Cuore aperto della città, Ballarò, con la sua “manna” d’arte e architettura mescolata dentro un degrado profondo, brodo di coltura dell’illegalità reso ancora più denso dalla persistente crisi economica che sta mettendo in ginocchio i “mercatari” dell’area. Ma dove pulsa sempre una forte vitalità, riempita dalle immancabili e teatrali “abbanniate” siculo-arabe dei commercianti palermitani nonché dai colori dell’ortofrutta della Conca d’Oro, dagli odori e afrori di carne e pesce e dai sapori di uno street food che colloca Palermo tra le prime dieci città del mondo specializzate in questa gastronomia a basso costo. Un micro mondo in cui si affaccendano anche tanti lavoratori stranieri, ormai diventato un brulicante coacervo etnico che accorpa Africa e Sud est Asiatico. Accoglienza e solidarietà da una parte; problemi e disagio dall’altra.

Il progetto del risanamento di questo mercato storico “informale”, proprio perché esercitato su spazi spesso esigui e caotici, si inquadra in un più ampio piano di rivitalizzazione dell’area di piazza del Carmine e di alcune più piccole zone limitari. Operazione su cui si appuntano molte speranze di riscatto per la popolazione del quartiere. Ma delicata, per i potenziali scossoni negativi che potrebbe innescare in un contesto sociale così critico. Un intervento comunque invocato dalla gran parte dei commercianti e abitanti del rione. Poco più di due anni fa questi si espressero attraverso l’assemblea pubblica “Sos Ballarò” promuovendo questa idea progettuale insieme con lo Iacp (l’Istituto autonomo case popolari) per intercettare le risorse disposte dal Fesr 2014 – 2020, il programma operativo regionale che dei 42 milioni di euro destinati ai 9 Iacp siciliani ne destina più di 8 a quello di Palermo allo scopo di recuperare e incrementare gli alloggi sociali. Da tale dote, oltre 6 milioni di euro sono stati specificamente assegnati a Ballarò, con l’obiettivo di realizzare 25 case popolari e, appunto, il mercato coperto. Struttura, questa, che assorbirà poco meno di un milione del contributo pubblico.

Nel popolare quartiere palermitano la copertura del mercato ha un precedente storico. Dal 1929 funzionò infatti un capannone in stile liberty per proteggere lo spazio vendite da sole e intemperie, realizzata in lamierino e supportato da colonne di ghisa, sul modello architettonico di tanti mercati coperti dell’epoca in diverse città europee, dal clima però meno caldo di Palermo. Fu proprio l’”effetto serra” causato dalle alte temperature estive sugli alimenti esposti e il progressivo deterioramento della struttura a indurre gli amministratori a smantellarla definitivamente nei primi anni ’70. Da allora l’idea di dotare l’area di un nuovo mercato coperto non ha però cessato di aleggiare. Fino a quando, nel 2017, i progettisti dello Iacp hanno voluto recuperare quello stesso progetto di copertura, intendendo però ingrandirne le dimensioni. Il diniego opposto all’iniziativa dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali ha spinto l’Istituto a cercare anche all’esterno competenze architettoniche qualificate per concepire un piano meglio combinato con la monumentalità di questo spicchio del centro storico palermitano. E a trovarle all’interno del Darch, il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, nel quale il gruppo Lab City, diretto da Renzo Lecardane, ha concluso nel 2019 un’attenta azione di ricerca sull’area, che ha generato il progetto attuale del mercato coperto.

“La convenzione stipulata due anni fa con lo Iacp ci ha consentito di sviluppare un articolato progetto-azione, in cui l’allocazione di una copertura per il mercato non costituisce l’obiettivo centrale, che invece resta quello del ridisegno della pavimentazione della Piazza del Carmine, situata al centro di Ballarò – spiega Lecardane – . La struttura del mercato coperto verrà infatti allocata su uno dei lati della piazza, liberando così la facciata della Chiesa del Carmine, sulla quale oggi si addossano le bancarelle; ma costituisce un importante fattore di innovazione perché sarà costruita per intero con materiali a basso impatto, ossia strutture portanti in ferro bullonato e tessuti colorati in pvc, facilmente smontabili e riutilizzabili”.

Un iter tutt’altro che scorrevole quello che ha caratterizzato le fasi della progettazione e sta ancora segnando i passaggi amministrativi. Anzitutto perché le strutture di copertura saranno due: “A quella concepita dal Darch, che si estenderà per 650 metri quadrati (alla quale ha collaborato anche uno staff di docenti e ricercatori della facoltà di Ingegneria per le verifiche strutturali), si aggiunge un capannone più piccolo, di circa 200 metri quadrati, interamente progettato dallo Iacp e da costruire sul lato opposto della piazza”, riprende Lecardane.

Lo stesso Istituto case popolari è altresì autore dei progetti delle cosiddette “gabbie”, ossia gli spazi all’interno della struttura più grande, che saranno da assegnare con apposita gara ai “mercatari”. C’è poi da considerare che, mentre la gara d’appalto per la realizzazione dello spazio più piccolo, non destinato ai banchi vendita, è già stata espletata, quella per costruire la copertura più ampia del mercato, il cui progetto ha comunque già ottenuto i pareri positivi di Soprintendenza, Genio Civile e Consiglio Comunale, non si è ancora tenuta, pur essendo stata indetta e poi rinviata tre volte dallo scorso novembre.

Al quadro burocratico si associa poi quello sociale. In particolare la situazione potenzialmente più problematica che potrebbe verificarsi durante i futuri lavori di complessiva rivitalizzazione di Ballarò. I quali – sostiene Lecardane – “quando partiranno e se non incontreranno intoppi potrebbero concludersi anche in meno di un anno”. Il riferimento è all’indicazione che dovrà dare il Comune di Palermo, ente committente dell’opera, di uno o più spazi alternativi e temporanei in cui invitare i commercianti a spostare banchi e tende durante i lavori dell’ancora ipotetico cantiere. Se questi andranno troppo per le lunghe il rischio di non vederli più tornare sul luogo originario diventa molto concreto. La vicenda della Vuccirìa fa purtroppo da sfondo.

Nell’attesa delle decisioni, la portata innovativa del piano elaborato dal LabCity del Dipartimento di Architettura palermitano non manca intanto di suscitare curiosità e apprezzamenti, anche internazionali. La scorsa primavera è stato presentato ufficialmente a Selinunte in occasione di un importante meeting di architetti, pianificatori e paesaggisti. A novembre invece ha raccolto consensi alla mostra di progetti innovativi tenutasi al Bugaik International Design Exhibition di Busan, in Sud Corea. “Presto – aggiunge Lecardane – lo riproporremo in una grande esposizione internazionale a Palermo con la partecipazione di due scuole di architettura europee. Oggi – conclude il docente – sono molte le città europee che hanno riconosciuto i mercati urbani come parte integrante delle economie locali, con grandi benefici anche a livello culturale e sociale. A Palermo, i mercati storici reclamano una trasformazione in questo senso, contro il permanente declino cui paiono destinati”. Oltre a essere, attraverso la regolare occupazione di spazi pubblici dietro il pagamento del relativo tributo, un efficace incentivo all’esercizio del commercio nell’alveo della legalità.