Una grande antologica dedicata al paesaggista siciliano, da domani e fino al prossimo 10 febbraio sarà visitabile nelle sale della Galleria d’arte moderna di Palermo
di Giulio Giallombardo
Una pittura di luce e paesaggio, figlia del suo tempo, ma che si proietta nel futuro. La grande antologica dedicata a Antonino Leto, che da domani e fino al prossimo 10 febbraio sarà visitabile nelle sale della Galleria d’arte moderna di Palermo, è frutto di un lungo lavoro di ricerca che suggella gli oltre dieci anni di attività del museo di piazza Sant’Anna. Con quest’allestimento curato da Luisa Martorelli e Antonella Purpura, si aggiunge un altro tassello ad un ciclo iniziato nell’ottobre 2005, con la memorabile mostra dedicata a Francesco Lojacono, che insieme a Leto e Michele Catti, forma la triade canonica del paesaggio siciliano dell’Ottocento.
Sono 94 le opere esposte nella mostra “Antonino Leto. Tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri”, suddivise in sette sezioni che scandiscono le tappe salienti della carriera artistica del pittore monrealese, che ha fatto, però, la sua fortuna fuori dalla Sicilia. Dalle prime opere realizzate a Napoli, dove si recò nel 1864, attratto dalla pittura di Giuseppe De Nittis e dalla “Scuola di Resina”, fino al trasferimento prima a Roma nel 1875 e poi a Firenze, tra il 1876 e il 1878, dove collabora con la Galleria Pisani che diventa il maggior acquirente della produzione di quegli anni.
Un capitolo a parte della mostra è dedicato, poi, al sodalizio tra Leto e la famiglia Florio, suoi grandi mecenati. È di questo periodo quello che è considerato uno dei capolavori del pittore “La mattanza a Favignana”, uno dei dipinti più intensi dell’Ottocento siciliano, debordante di patos nella sua accesa dimensione quasi epica. Non poteva mancare, inoltre, un’altra sua grande opera, anch’essa legata ai “mestieri del mare”, ovvero “I funari di Torre del Greco”, presentata all’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, oggetto di acquisizione pubblica per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
Luce e scorci di Capri, infine, si prendono la scena. Per la prima volta, sarà presentato un altro dei capolavori di Leto, “Dietro la piccola marina a Capri”, originariamente acquistato dal principe Costantino di Grecia alla nona Biennale di Venezia. L’isola, dove il pittore fondò nel 1892 il “Circolo Artistico”, insieme ad Augusto Lovatti, Bernardo Hay ed altri artisti, divenne sua fonte d’ispirazione nell’ultima parte della sua vita, sperimentando una pittura più densa, dai forti contrasti.
Presenti questa mattina all’anteprima della mostra, organizzata da Civita Sicilia, oltre alle due curatrici, anche l’assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Andrea Cusumano, e il presidente di Civita Sicilia, Gianni Puglisi. “Credo che questa mostra ci ricordi, allora come oggi, che la Sicilia non è una terra di periferia, ma un luogo in cui si segnano momenti storici di fondamentale importanza per l’Italia e l’Europa”, ha detto Cusumano, mentre Puglisi, che ha definito Leto un “pittore d’alto mare”, ha sottolineato come la sua grandezza sia stata quella di rappresentare indirettamente la Sicilia, “icona del mondo fuori dal tempo e dallo spazio”.
Una grande antologica dedicata al paesaggista siciliano, da domani e fino al prossimo 10 febbraio sarà visitabile nelle sale della Galleria d’arte moderna di Palermo
di Giulio Giallombardo
Una pittura di luce e paesaggio, figlia del suo tempo, ma che si proietta nel futuro. La grande antologica dedicata a Antonino Leto, che da domani e fino al prossimo 10 febbraio sarà visitabile nelle sale della Galleria d’arte moderna di Palermo, è frutto di un lungo lavoro di ricerca che suggella gli oltre dieci anni di attività del museo di piazza Sant’Anna. Con quest’allestimento curato da Luisa Martorelli e Antonella Purpura, si aggiunge un altro tassello ad un ciclo iniziato nell’ottobre 2005, con la memorabile mostra dedicata a Francesco Lojacono, che insieme a Leto e Michele Catti, forma la triade canonica del paesaggio siciliano dell’Ottocento.
Sono 94 le opere esposte nella mostra “Antonino Leto. Tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri”, suddivise in sette sezioni che scandiscono le tappe salienti della carriera artistica del pittore monrealese, che ha fatto, però, la sua fortuna fuori dalla Sicilia. Dalle prime opere realizzate a Napoli, dove si recò nel 1864, attratto dalla pittura di Giuseppe De Nittis e dalla “Scuola di Resina”, fino al trasferimento prima a Roma nel 1875 e poi a Firenze, tra il 1876 e il 1878, dove collabora con la Galleria Pisani che diventa il maggior acquirente della produzione di quegli anni.
Un capitolo a parte della mostra è dedicato, poi, al sodalizio tra Leto e la famiglia Florio, suoi grandi mecenati. È di questo periodo quello che è considerato uno dei capolavori del pittore “La mattanza a Favignana”, uno dei dipinti più intensi dell’Ottocento siciliano, debordante di patos nella sua accesa dimensione quasi epica. Non poteva mancare, inoltre, un’altra sua grande opera, anch’essa legata ai “mestieri del mare”, ovvero “I funari di Torre del Greco”, presentata all’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, oggetto di acquisizione pubblica per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
Luce e scorci di Capri, infine, si prendono la scena. Per la prima volta, sarà presentato un altro dei capolavori di Leto, “Dietro la piccola marina a Capri”, originariamente acquistato dal principe Costantino di Grecia alla nona Biennale di Venezia. L’isola, dove il pittore fondò nel 1892 il “Circolo Artistico”, insieme ad Augusto Lovatti, Bernardo Hay ed altri artisti, divenne sua fonte d’ispirazione nell’ultima parte della sua vita, sperimentando una pittura più densa, dai forti contrasti.
Presenti questa mattina all’anteprima della mostra, organizzata da Civita Sicilia, oltre alle due curatrici, anche l’assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Andrea Cusumano, e il presidente di Civita Sicilia, Gianni Puglisi. “Credo che questa mostra ci ricordi, allora come oggi, che la Sicilia non è una terra di periferia, ma un luogo in cui si segnano momenti storici di fondamentale importanza per l’Italia e l’Europa”, ha detto Cusumano, mentre Puglisi, che ha definito Leto un “pittore d’alto mare”, ha sottolineato come la sua grandezza sia stata quella di rappresentare indirettamente la Sicilia, “icona del mondo fuori dal tempo e dallo spazio”.