All’Orto Botanico si rinnova il mito del Genio di Palermo

Inaugurata la scultura realizzata da Domenico Pellegrino, simbolicamente in linea con quella settecentesca di Villa Giulia, opera di Ignazio Marabitti

di Ruggero Altavilla

Due “geni” a confronto: il primo antico, l’altro contemporaneo. Si guardano a distanza, quasi a simboleggiare un dialogo tra tradizione e innovazione, un passaggio di testimone tra la città che fu e l’auspicio di una sua rinascita. Simbolicamente in linea con il Genio della fontana di Villa Giulia, realizzato da Ignazio Marabitti nel 1778, è stato inaugurato questa mattina all’Orto Botanico un suo “doppio”, il Genio realizzato dall’artista siciliano Domenico Pellegrino, che ha fatto delle tradizioni della sua terra il leitmotiv del lavoro.

“Genius Panormi” di Domenico Pellegrino

La statua, commissionata dalla Fondazione Tommaso Dragotto, si trova in via permanente all’interno della serra Tropicale e rinnova il mito del “genius loci”, nume tutelare profano della città, insieme alla patrona religiosa Santa Rosalia. Nel realizzare la nuova statua del Genio, Pellegrino si è fortemente ispirato al luogo che la ospita: “La mia statua parla di accoglienza e di speranza, guarda al futuro con ottimismo e pone l’accento sulla conoscenza e la cultura che arricchita dalle contaminazioni di diversi popoli”, dice l’artista.

Particolare di Rosalia bambina (foto Pucci Scafidi)_

Come un dio del mare, la statua al centro della scena si trova seduto su una fontana, la sua armatura riprende alcuni dettagli botanici e architettonici presenti all’Orto. I capelli raccolti che ricordano in alcune ciocche le radici dei ficus secolari, sono sormontati da una corona. Le braccia sorreggono il serpente che si nutre dal suo petto. Il braccio sinistro sorregge la testa del serpente e da sotto sbuca la seconda figura: il futuro, rappresentato da un bambino che riprende i putti giocosi del Serpotta. Il bambino guarda attento il Genio, come se rubasse facendone tesoro la sua conoscenza. Alla destra una Rosalia, bambina, coronata di rose, che lo avvicenderà, che gioca con il cane, simbolo di fedeltà. L’intera scena si colloca su una roccia, che l’artista ha realizzato ispirandosi alla pietra arenaria di una cava siciliana da dove veniva estratto il materiale da costruzione delle parti architettonica di molti palazzi siciliani.

Domenico Pellegrino (foto Pucci Scafidi)

Presente all’inaugurazione questa mattina, il ministro delle Pari Opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, accolta all’Orto Botanico dal rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, e dal direttore del Sistema museale d’ateneo, Paolo Inglese. “Credo che stia accadendo qualcosa di magico e speciale per questa città, in un luogo straordinariamente bello come l’Orto Botanico, simbolo di una bellezza concreta. – interviene il ministro Bonetti – un luogo dove le pari opportunità trovano casa, nella contaminazione, nella cultura e nell’ambiente multietnico. L’attenzione per i bambini e le famiglie arricchisce la proposta didattica dell’Università di Palermo che ha fatto in questi tempi difficili un grandissimo lavoro”.

Un momento dell’inaugurazione

Secondo Fabrizio Micari, il legame tra l’ateneo e la città “si è consolidato ed è stato avvalorato da un dialogo continuo e da numerosi progetti di collaborazione che hanno reso sempre di più ‘Palermo Città Universitaria’, aperta e multiculturale”. Paolo Inglese ha parlato di un’opera “dal fortissimo significato simbolico, fiore all’occhiello dell’importante patrimonio museale del nostro ateneo”. Per Tommaso Dragotto, presidente dell’omonima fondazione, la realizzazione di quest’opera ha un valore tangibile: “In questa sede, oggi, non stiamo soltanto celebrando l’arte, ma abbiamo concretamente realizzato qualcosa per la città, per la sua storia ed i suoi cittadini”.

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